• Ven 14 Mar 2025

BIO o non BIO, scelte nel mondo produttivo

È con grande piacere che ospitiamo sulle pagine di World Wine Passion queste considerazioni di Davide Ferrarese, noto tecnico agronomo e potatore Preparatore d’Uva, che ringraziamo per il suo contributo. A prescindere dalle convinzioni di ciascuno di noi, ritengo che ponga interessanti spunti di riflessione che potranno – o non potranno – essere condivisi ma che meritano, a mio avviso, di essere letti e approfonditi

Augusto Gentilli

“Sono sempre maggiori i solleciti a pensare al nostro lavoro in modo biologico e/o naturale.
A tutti livelli ormai se ne parla, anche al bar, dove tutti diventano esperti.

In ogni caso è un argomento che ormai interessa sempre più ogni anno che passa: lo si vede dalle Aziende che si sono approcciate al biologico e all’interesse dell’intera filiera vitivinicola al sistema.

Personalmente penso che dovremmo andare verso una produzione che rispetti l’ambiente e la salute degli operatori e dei suoi consumatori, direi a fare un prodotto “salubre”.

Dopodiché possiamo disquisire se coltivare la vite in modo biologico, biodinamico, convenzionale, tradizionale, naturale e chi ne ha più ne metta.., sicuramente bisogna essere imprenditori per scegliere la strada giusta: in ogni caso ci vuole un progetto alla ricerca delle soluzioni opportune da intraprendere così da permettere un rapporto migliore nella crescente conflittualità e richiesta di informazioni tra il mondo agricolo e la cittadinanza.

Non c’è da demonizzare la viticoltura attuale e tradizionale e sono numerose le esperienze che vanno alla ricerca di un miglioramento delle tecniche di coltivazione: la gestione del suolo con l’impiego dei sovesci e dei microrganismi della rizosfera, la gestione dei trattamenti anticrittogamici attraverso una regolazione funzionale degli atomizzatori con il posizionamento delle cartine idrosensibili, l’impiego mirato degli insetticidi attraverso il monitoraggio (trappole cromotattiche per Scafoideo) o con l’impiego della confusione sessuale (Tignoletta), il monitoraggio dei residui dei vini (LMR) necessario anche per l’Import Tollerance, la potatura ramificata con il metodo Simonit&Sirch, la selezione dei lieviti autoctoni ed altro ancora.

Fare veloci considerazioni non è facile: deve essere chiaro che scegliere una nuova strada, ormai in parte necessaria, è un’operazione forte, onerosa e rischiosa.

Mi ripeto, ci vogliono capacità produttive e manageriali speciali, poiché si corrono anche rischi economici!

Non facciamoci prendere dalla fretta o dalla moda, a prescindere all’approccio personale di ogni Azienda, le scelte tecniche ed agronomiche sono necessarie per mantenere e valorizzare le complessità biologiche dei nostri territori contestualizzando il vigneto nella sua esclusività.”

Davide Ferrarese
25 febbraio 2016
Davide Ferrarese, tecnico agronomo e potatore Preparatore d’Uva
www.davideferrarese.it
Viticoltura&Ambiente
agrotecnico

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