Fasto, gloria e silenziosità di piazza Carlina: ultimo mercato del vino
Quante volte vidi sostare nell’immensa piazza la nobile aitante figura Cavour, l’artista ministro?
Come disse Totò: signori si nasce e io, modestamente, lo nacqui!
Angelo Brofforio (nato nel 1802 a Castelnuovo Calcea, AT) fu un politico e un intellettuale rigoroso, inflessibile, fedele ai suoi ideali. Dice di Piazza Carlina: è la piazza più romantica e più classica, più seria e più faceta, più sublime e più ridicola, più plebea e più imponente che sia mai stata sulla terra. Oggi vi si affollano i mercanti di Nebiolo d’Asti (Sic) e regnano con assoluto dominio i Brentatori ubriachi; sacra una volta alla Dea nemesi, oggi arde incensi e scioglie cantici al dio Bacco; una volta vi scorreva il sangue oggi il vino.
Ideata e messa in opera sotto il governo di Carlo Emanuele II, la piazza venne aperta al pubblico ai primordi della reggenza di Giovanna Battista di Savoia Nemours, seconda Madama Reale. La quale, per ricordare l’illustre consorte, la chiamò Piazza Carlo Emanuele II. Il popolo, in seguito, la battezzò Piazza Carlina. Verso la metà del ‘700 il suo prestigio di piazza seria ed austera viene alquanto menomato. Là, in mezzo, ove un tempo si compivano i decreti dell’umana giustizia, sorgono agglomerati di tettoie e di casupole, in legno, ad uso di mercato e di stalle. Ai vasti silenzi, nell’atmosfera piena di raccoglimento, si succedono ragli di ciuchi, grida di rivendugliole e le voci rauche dei ciarlatani.
Il mercato del vino non aveva avuto inizialmente una sede propria. Nel Cinquecento si svolgeva sulle piazze che ospitavano abitualmente i mercati ortofrutticoli o in prossimità di essi: su piazza Castello in un primo momento; in seguito presso la chiesa di San Domenico, vicino al mercato delle Erbe; nel secolo successivo, in prossimità di porta Palazzo, da cui si sarebbe spostato sul piazzale antistante la Cittadella. Solo nel tardo Seicento, quando in tutta la città si affermò la tendenza a una specializzazione delle aree mercatali, avrebbe avuto una sede propria in piazza Carlina ove avrebbe finito con il rimanere per il resto del Settecento.
La scelta di piazza Carlina non era casuale: era infatti vicina alla porta di Po, comoda agli attracchi del trasporto fluviale ed era sulla direttrice del ponte sul fiume cui facevano capo le strade che scendevano dalla collina.
L’importanza del prodotto è testimoniata dalla frequenza con cui si teneva il mercato: nei giorni di martedì, mercoledì e venerdì, cui dopo il 1728 si sarebbe aggiunto anche il giovedì.
I rivenditori torinesi, gestori di osterie e di locande, o semplicemente di punti vendita in città, potevano fare acquisti direttamente da produttori o da mercanti, purché le contrattazioni avvenissero a oltre 5 miglia dalla capitale.
A tutto silenzio il fasto maggiore di cui godette piazza Carlina culminò nel secolo scorso. E fu l’apoteosi, il momento storico, una memorabile giornata d’aprile tutta Torino affluì fra le sue mura. L’evento aveva chiamato gente da ogni parte; lo sventolio degli stendardi, dei gonfaloni, delle bandiere riempiva l’aria di colori, di drappi vermigli e verdi, a questo concerto aggiungete illustri cangianti, di baldacchini… L’ebbra risata dei brentatori, che grande carosello storico svolgevano coreografiche passeggiate si nella Piazza, in occasione delle nozze di Umberto di Savoia con Margherita figlia del duca di Genova.
Chissà se Angelo Brofforio, oggi, sia contento di vedere la Piazza cosi com’è? Forse si, forse no. Di certo oggi è una Piazza signorile con i suoi palazzi signorili. Una piazza dove si è conservato ancora quello spirito romantico e classico, come lo definì Brofforio, con la chiesa di Santa Croce (adibita oggi a chiesa ortodossa rumena), il Palazzo Coardi di Carpeneto (per opera di Amedeo di Castellamonte) e l’ex caserma Chiaffredo Bergia (Collegio delle Province) ora Comando Carabinieri Regione Piemonte. Comunque sicuramente si sono persi i rumori, gli odori e la gente del mercato del vino.