Il fascino della gioventù: il Bardolino e l’Azienda Le Fraghe
Vina bibant omines,
animalia cetera fontes
Bevano il vino gli uomini,
gli altri animali alle fonti
(Scuola medica salernitana)
Lento, inesorabile, potente: Lui, il ghiacciaio, non sa che il suo destino è segnato. Cristallo dopo cristallo, goccia dopo goccia, sconfitto da un lento e inesorabile riscaldamento, il ghiaccio lascia il posto alla nuda terra, arricchita da quanto, nelle tante migliaia di anni, il suo lavoro aveva trasportato dalle Alpi verso la pianura. Altri millenni trascorrono e uno strano animale bipede inizia a lavorare, a trasformare la terra godendo dei benefici dovuti all’acqua, testimone dell’antico suo passaggio.
L’agricoltura si afferma, gli eserciti e le dominazioni si susseguono e ciascuno lascia – nel bene o nel male – un segno del proprio passaggio, plasmando queste terre, chiuse e protette tra il Garda e l’Adige, fino a renderle patria di un vino che, fra alterne vicende, ha percorso la storia enoica del Veneto e dell’Italia tutta: il Bardolino.
Nel VI Convegno Internazionale dei Terroir Viticoli svoltosi a Bordeaux e Montpellier nel 2006 si è proposta la seguente definizione di terroir: “Area geografica delimitata in cui una comunità umana ha costruito, nel corso della sua storia, un sapere collettivo sulla produzione fondato su un sistema di interazioni tra fattori fisici, biologici e umani. La combinazione delle tecniche produttive rivelano un’originalità, conferiscono una tipicità e garantiscono una reputazione per un bene originato in questa area geografica“.
Non solo una definizione, ma un’idea, un approccio al vino, all’ambiente e all’uomo che mira a esaltarne l’unitarietà e l’interdipendenza, promuovendo, implicitamente, il rispetto per tutte le componenti coinvolte. Ecco quindi che i suoli depositati dai ghiacciai, l’effetto mitigante del Lago sul clima, gli influssi culturali, dovuti alle dominazioni che nei secoli si sono alternate nonché ai commerci tra la Pianura Padana e la mitteleuropa lungo la Valle dell’Adige, trovano nel terroir così definito quella sintesi felice che ci permette di bere non solo del vino, ma quel vino, quella felice unione di natura e cultura che da millenni accompagna l’uomo, quello strano animale bipede che ha conquistato il mondo.
Il Bardolino…anzi no, i Bardolino
Districarsi attraverso le diverse denominazioni e tipologie riferibili al Bardolino può sembrare piuttosto complesso. Ritengo necessario, pertanto, spendere qualche riga nel tentativo di chiarirne gli aspetti chiave; rimando al sito del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali per approfondirne altri aspetti scaricando i disciplinari di produzione.
È necessario, prima di ogni altra cosa, distinguere il Bardolino Doc, di cui scriverò in queste pagine, dal Bardolino Superiore Docg.
Bardolino Doc
L’area di questa denominazione, riconosciuta come Doc nel 1968, comprende l’intero territorio dei comuni di Garda, Bardolino, Affi, Cavaion Veronese, Pastrengo, Lazise, Castelnuovo del Garda e parte di quello di Torri del Benaco, Costermano, Caprino Veronese, Rivoli Veronese, Bussolengo, Sona, Peschiera del Garda, Sommacampagna, Valeggio sul Mincio.
All’interno dell’area di produzione è identificata una zona Classica comprendente, in parte o nella loro totalità, i territori dei comuni di Bardolino, Garda, Lazise, Affi, Costermano e Cavaion. Il Bardolino Doc deve essere prodotto a partire da uve Corvina Veronese, Corvinone, Rondinella e Molinara.
Le viti, tradizionalmente allevate a tendone veronese, sono oggi spesso coltivate a guyot. Il Bardolino Doc può essere prodotto nelle seguenti tipologie: Bardolino, Bardolino Classico, Bardolino Chiaretto, Bardolino Classico Chiaretto, Bardolino Chiaretto Spumante, Bardolino Novello e Bardolino Classico Novello.
La vendemmia 2011 ha visto la produzione di trentamilioni bottiglie di Bardolino Doc di cui circa 10.000.000 di Bardolino Chiaretto
Bardolino Superiore Docg
Rispetto al disciplinare precedente quello del Bardolino Superiore Docg prevede una minore resa di uva in vigna (9t/ha per la Docg, 13t/ha per la Doc), un maggior titolo alcolico volumico naturale minimo (11% per la Docg, 9,5% per la Doc). Inoltre, per il Bardolino Superiore Docg è previsto un periodo di affinamento obbligatorio di almeno un anno a decorrere dal 1° novembre dell’annata di produzione; non sono ammesse le tipologie Chiaretto, Spumante o Novello.
Attualmente la produzione di Bardolino Docg si attesta intorno alle 300.000 bottiglie.
Tra il Garda e l’Adige: il Bardolino Doc, le sue terre e il suo clima
L’area di produzione del Bardolino Doc occupa gran parte del settore veneto dell’anfiteatro morenico del lago di Garda e, con l’eccezione di una porzione del comune di Peschiera del Garda, il Mincio ne costituisce il limite territoriale occidentale. All’anfiteatro morenico del Garda – costituito da depositi glaciali incoerenti – si aggiungono, nella porzione più settentrionale dell’area di produzione, vasti affioramenti rocciosi collegati, principalmente, al massiccio del Monte Baldo nonché alla scarpata erosa dal fiume Adige.
Pertanto, dal punto di vista geologico l’area è caratterizzata dalla coesistenza di rocce consolidate con rocce sciolte. La componente consolidata è ascrivibile a diverse tipologie di rocce calcaree e calcarenitiche, spesso con abbondante presenza di fossili e alternanza di componenti marnose; localmente sono presenti aspetti riconducibili a scisti argillosi.
Tra i materiali incoerenti si riconoscono, prevalentemente, due tipologie principali: depositi morenici e piane alluvionali antiche e recenti. È necessario ricordare che i depositi glaciali possono avere caratteristiche granulometriche e di permeabilità estremamente variabili; al contrario, i depositi alluvionali mostrano un’evidente selezione granulometrica, dovuta alla variazione della velocità delle acque che li hanno depositati.
I suoli di Cavaion Veronese, dove si trova l’Azienda le Fraghe, sono moderatamente profondi, caratterizzati da tessitura franco-sabbiosa con scheletro ghiaioso medio e grossolano.
Il clima è caratterizzato da estati calde ma non afose e da inverni relativamente freddi; le precipitazioni sono ripartite in modo abbastanza omogeneo lungo l’anno. L’analisi delle temperature medie mensili mostra una media annua di 12,5-13,5°C, con temperature medie estive di 21-23°C e medie invernali di 2,5-4°C. Il mese mediamente più freddo risulta gennaio con una temperatura media 1,5-3°C mentre luglio risulta essere quello più caldo con temperature medie nell’ordine di 22-24°C.
La distribuzione delle precipitazioni medie mensili mostra un massimo principale autunnale e uno secondario primaverile, oltre a un minimo principale invernale e uno secondario estivo. Il mese mediamente meno piovoso è febbraio mentre il più piovoso ottobre. L’area del Bardolino presenta un gradiente latitudinale con un incremento graduale delle precipitazioni da sud verso nord. In particolare, da un minimo di 850mm annui dell’estremo margine sud-orientale del territorio si giunge a un massimo di 1100mm al limite settentrionale; a Cavaion Veronese la media delle precipitazioni totali annue è di 968mm.
Corvina, Corvinone, Rondinella e Molinara: et voilà, ecco il Bardolino
Queste quattro varietà contribuiscono, anche se in misura molto differente, a formare la base ampelografica delle diverse tipologie di Bardolino Doc. La Corvina deve essere presente con una percentuale compresa fra il 35 e l’80%; è ammessa, nella misura massima del 20%, la presenza della varietà Corvinone in sostituzione di una pari percentuale di Corvina.
La Rondinella partecipa all’uvaggio con percentuali pari al 10 – 40% mentre la Molinara può, eventualmente, fino ad un massimo del 15%; è possibile utilizzare, fino ad un massimo del 20%, altre uve a bacca rossa non aromatiche autorizzate per la provincia di Verona.
Corvina veronese
Vitigno a bacca rossa citato per la prima volta nel al 1627 nell’opera di A. Peccana sui “Problemi del bever freddo”; successivamente è menzionato in un poema di B. Lorenzi del 1778 mentre la sua prima descrizione è quella del 1824 fatta dal botanico C. Pollini. La foglia adulta, di medie dimensioni, è pentagonale e pentalobata. Il grappolo a maturità è di media grandezza, forma cilindrico-piramidale e caratterizzato dalla presenza di un’ala spesso lunga.
L’acino, di medie dimensioni e forma ellissoidale, ha buccia di color blu-violetto, molto pruinosa, spessa e molto consistente. In un confronto con 21 altre varietà di uve italiane a bacca nera, la Corvina (insieme a Barbera, Schiava gentile e Marzemino) ha mostrato di possedere una concentrazione di resveratrolo – molecola di comprovata utilità nel prevenire le malattie cardiovascolari – da due a tre volte superiore alla media delle altre varietà.
Corvinone
Vitigno ritenuto un tempo essere un clone della Corvina veronese, è stato dimostrato essere, al contrario, una differente varietà e iscritto al Registro Nazionale delle Varietà di Vite in modo indipendente dal 1993. Rispetto alla Corvina ha foglie di maggiori dimensioni, grappoli più grandi, piramidali, alati con una o due ali e semi-compatti. A maturità gli acini sono grossi, ellissoidali con buccia pruinosa di colore blu scuro.
È da notare che in Veneto, in modo particolare nelle province di Padova e Vicenza, esiste un gruppo di vitigni – detti Corbine – di antica tradizione ma da considerarsi completamente separati da Corvina e Corvinone.
Rondinella
Varietà a bacca nera caratterizzata da foglie pentagonali di media grandezza e profondamente quinquelobate. Il grappolo a maturità è di media dimensione, forma piramidale, mediamente compatto e caratterizzato da una o due ali abbastanza evidenti. L’acino a maturità è di medie dimensioni, di forma più o meno sferica e con buccia molto pruinosa, di colore nero-violaceo.
Molinara
Vitigno a bacca nera con foglie di dimensioni più che medie di forma un po’ allungata e trilobata. Il grappolo è di grandezza media, allungato, piramidale o cilindrico, generalmente con due ali corte e giustamente spargolo. Gli acini, di media grandezza, sono sferoidali e con buccia di colore rosso-violaceo molto pruinosa; il none Molinara, infatti, sembra essere derivato dal vernacolo “mulinara” (da mulino) in quanto gli acini di quest’uva sono così abbondantemente pruinosi da sembrare spolverati di farina.
Da una ricerca svolta per chiarire le relazioni fra i vitigni autoctoni veronesi sono emersi due gruppi principali che apparentano tra loro rispettivamente Corvina, Oseleta, Rondinella, Garganega e Dindarella in un gruppo, Rossetta di montagna, Molinara e Trebbiano di Soave nell’altro. Il Corvinone sembra essere, alla luce di questi risultati, di difficile posizionamento all’interno di questo schema di parentele. Inoltre, altre ricerche mostrano un forte legame di parentela fra Refosco dal peduncolo rosso e Corvina veronese, la quale è in relazione genitore-figlio con la Rondinella.
Il Bardolino al femminile: Matilde Poggi e l’Azienda Le Fraghe
Ho già scritto su queste pagine di Matilde Poggi sia nei panni di Presidente della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti sia in quelli di vignaiola e titolare dell’Azienda Le Fraghe.
Entusiasta e profondamente legata a queste terre, Matilde ha convertito i 28ha della sua Azienda, la cui prima vendemmia risale al 1984, alla vitivinicoltura biologica; nei suoi vigneti coltiva prevalentemente Corvina – il suo vitigno del cuore – oltre a Rondinella, Garganega, Cabernet Sauvignon e Franc.
La sua produzione è focalizzata sulle diverse declinazioni del Bardolino che vinifica come Bardolino Classico Doc, Bardolino Doc e Bardolino Chiaretto Doc.
Le Fraghe – Rodon – Bardolino Chiaretto Doc – Vino biologico – 2013
Questo Chiaretto, tappato a vite a testimoniare sia la bontà di questo alternativo metodo di tappatura sia la battaglia condotta da FIVI per aumentare la libertà dei produttori in merito all’utilizzo dei differenti tipi di tappo, è ottenuto da uve Corvina (80%) e Rondinella (20%) vinificate separatamente.
Il colore rosa chiaretto, di assoluta eleganza e tipicità, sembra anticipare l’assaggio, evocando nella mente lievi colori di piccoli frutti e fiori rossi e una sobria atmosfera fatta di dettagli e sfumature. Ecco quindi che, fin dal primo approccio al naso, possiamo godere di un bouquet fine ed elegante, ben lontano dall’aggressiva intensità spesso imposta da banali scelte di mercato. Al naso si susseguono note di marasca, fragola, ribes rosso e pesca gialla seguite, dopo un lieve rotazione, da gradevoli sentori floreali che riportano alla rosa; ancora qualche attimo di attesa e l’insieme si arricchisce ulteriormente con i profumi del pompelmo rosa e del melone.
L’assaggio, carico di molte aspettative, certo non delude: il Rodon si propone in bocca coeso e armonico. La spiccata acidità e la lieve nota tannica, entrambe perfettamente integrate nel tessuto del vino, gli conferiscono una beva assai piacevole. La chiusa è decisamente accattivante e sostenuta da un’importante persistenza.
Le Fraghe – Bardolino Doc – Vino biologico – 2013
Il fascino della gioventù! L’assaggio di questo Bardolino spiega il titolo scelto per queste righe: è un vino giovane, pensato per essere degustato giovane e che proprio in questa sua maturità appena intravista trova la sua essenza e quella del suo territorio.
È una gioventù declinata in tutte le sue sfaccettature: colore porpora, naso con sentori vinosi ancora ben presenti ma resi più complessi e attraenti dalle note di ciliegia e marasca non eccessivamente mature, dai profumi di mora e fiori rossi nonché dai lievi sentori di erba fresca e noce moscata. L’assaggio non si discosta dal solco già tracciato: è un vino fresco, giustamente tannico con tannini ancora nervosi pur se di gradevole tessitura. Corpo e persistenza certo non deludono.
Degustazioni svolte nel corso del mese di giugno 2014
Le Fraghe – Brol Grande – Bardolino Classico Doc – Vino biologico – 2011 (esaurito)
Ottenuto dalle uve di un singolo vigneto – il Brol Grande – questo Bardolino Classico Doc affina per circa un anno in botte grande. Il suo colore rubino, non eccessivamente intenso, già ci suggerisce un vino più maturo, più adulto, in grado di coniugare la freschezza e la voglia di gioventù dei vini di questa Denominazione con il desiderio di offrire prodotti di maggiore complessità e struttura.
Le note di ciliegia matura e mirtillo nero si fondono con quelle floreali del potpourri di fiori rossi; il tempo e la pazienza portano a riconoscere, con l’aiuto di una leggera rotazione del bicchiere, gradevoli sentori di pepe nero, unitamente alle prime note terziarie riconducibili principalmente al tabacco. In bocca entra compatto e armonico, mostrando corpo, freschezza e una gradevole struttura tannica, fine e polverosa; più che soddisfacente la persistenza.
Degustazione svolta nel corso del mese di aprile 2014
Azienda Agricola Le Fraghe
Loc. Colombare 3
37010 Cavaion Veronese (VR)
e-mail: info@fraghe.it
www.fraghe.it