Il Moscato di Scanzo: la dolce eleganza del Sass de Luna
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Augusto Gentilli
- Gio 11 Mag 2023
- 11 minute read
Dall’antico vitigno Moscato di Scanzo e dal Sass de Luna nasce, nei pressi di Bergamo, un moscato dal color rosso granato intenso, di rara eleganza e grande complessità: un prodotto unico, prodotto in quantità minime che non può mancare nel patrimonio di assaggi di qualunque vero appassionato.
Ci sono vini e Denominazioni che, pur se di indiscutibile qualità, “parlano” più ai nostri sensi e al nostro cervello che alla nostra anima e altri che, come il Moscato di Scanzo DOCG, riescono a giungere direttamente al nostro cuore regalandoci emozioni uniche che, pur con lo svanire dei ricordi più precisi, rimangono incise nell’anima risvegliando, ogni volta che riaffiorano nella nostra mente, sensazioni davvero uniche.

Il Moscato di Scanzo DOCG: vitigno, storia, produzione, territorio e qualche numero
La storia
Il Moscato di Scanzo DOCG – o più semplicemente Scanzo DOCG – è un vino rosso passito dolce ottenuto dall’omonimo vitigno aromatico a bacca nera. Tale varietà, quasi certamente autoctona del territorio di Scanzorosciate in provincia di Bergamo, sembra essersi originata grazie a un incrocio spontaneo tra moscato bianco e una seconda varietà tutt’ora sconosciuta. Questa stretta parentela con il moscato bianco rende il moscato di Scanzo un fratellastro – oppure un nipote, attualmente non è dato a sapersi – di altri importanti vitigni, quali moscato giallo, moscato d’Alessandria, moscato rosa del trentino e aleatico. Un’altra teoria, attualmente meno in voga, vede tale vitigno come introdotto nell’area di Scanzorosciate in epoca romana.

Si tratta di un vitigno a germogliamento e fioritura medio-precoce e maturazione medio-tardiva che a maturità raggiunge un buon grado zuccherino con elevati valori di acidità e importanti corredi polifenolici e antocianici.
In provincia di Bergamo, questa varietà occupa una superficie di circa 44 ettari dei quali ben 33 sono all’interno del territorio del comune di Scanzorosciate.
Coltivato in zona quasi certamente fin dall’antichità, trova le prime citazioni ad esso quasi certamente riferibili nel XIV secolo anche se, per arrivare ad un riferimento certo in forma scritta, si deve attendere il 1793 con l’opera del Conte Tomini Foresti che ne fornisce una dettagliata descrizione ampelografica.
Nel ‘700 il pittore e architetto Quarenghi donò del Moscato di Scanzo alla zarina Caterina II di Russia dando così vita alla sua fama e alla sua notorietà in tutto il mondo, che lo portò a divenire il più caro vino quotato alla borsa di Londra in quegli anni.
La storia recente ci racconta, infine, del raggiungimento della Denominazione di Origine Controllata nel 2002 e della DOCG nel 2009.

Il Disciplinare in breve
Questo vino passito rosso dolce deve essere prodotto a partire da sole uve moscato di Scanzo ottenute da vigneti allevati esclusivamente nelle zone vocate del comune di Scanzorosciate (BG); sono, pertanto, escluse tutte le porzioni pianeggianti del territorio comunale. Le tecniche di allevamento ammesse sono quelle tradizionalmente presenti nell’area, ovvero spalliera, pergola unilaterale e casarsa. Le operazioni di appassimento, vinificazione, invecchiamento obbligatorio e imbottigliamento devono essere effettuate nel Comune di Scanzorosciate.
Le uve, poste su graticci o in cassette, devono essere appassite in appositi locali per un periodo non inferiore ai 21 giorni e, in ogni caso, fino al raggiungimento del tenore zuccherino minimo richiesto, pari a 280g/l; la resa delle uve in vino non può superare il 30%.
Il Moscato di Scanzo DOCG deve essere sottoposto a un periodo di invecchiamento minimo di due anni. Al momento della sua messa in commercio, tale vino dovrà avere un titolo alcolometrico volumico totale minimo pari al 17% in volume, di cui almeno il 14% svolto con contenuto di zuccheri residui compreso fra i 50 e i 100g/l. L’intero processo di produzione e affinamento è svolto in acciaio. Per ulteriori dettagli rimando alla lettura del Disciplinare, disponibile anche sul sito del Consorzio.
È interessante ricordare, infine, che il Consorzio di Tutela è nato, nel dicembre del 1993, dalla trasformazione dell’Associazione Produttori Moscato di Scanzo, fondata nel dicembre 1982.

Il territorio
L’area di produzione del Moscato di Scanzo DOCG occupa la porzione collinare del comune di Scanzorosciate (BG), situato a circa 5km a nord-est del capoluogo. Il territorio di produzione – di soli 31ha, fatto che la rende la seconda più piccola DOCG italiana – si snoda sulla prima fascia di colline che si innalza dalla Pianura Padana e si situa interamente nella fascia compresa; l’acclività dei versanti è generalmente superiore al 50%. La DOCG trova il suo limite occidentale nel Monte Bastia e giunge, a levante, fino al Colle dei Pasta.
Il Sass de Luna
Il territorio trova in proprio genius loci in una roccia calcareo–marnosa detta localmente Sass de Luna. Tale roccia, nel suo complesso, mostra una grande resistenza pur divenendo assai friabile una volta esposta agli agenti atmosferici. In generale, lo strato di suolo che ricopre la matrice rocciosa, pur con alcune variazioni, è piuttosto sottile e con una buona presenza di argilla e tende a divenire più spesso e ricco di argilla nella porzione più occidentale della DOCG.
In dettaglio, è possibile riconoscere due diversi tipi di tali marne: il Sass del Luna propriamente detto e il Sass de Luna calcareo, presente esclusivamente sotto la cima del Monte Tre Croci.

Il primo tipo è costituito da una serie di strati sovrapposti – ciascuno di uno spessore fra i 10cm e il metro – che nel loro insieme formano depositi con una potenza complessiva compresa fra le decina e gli oltre 300 metri. Si tratta di una roccia molto resistente ma facilmente alterabile dagli agenti atmosferici che dà origine a suoli assai tenaci e fessurati da asciutti e tendenzialmente asfittici quando bagnati che mostrano ottime capacità di ritenzione idrica, di cessione di sali minerali e con scarse perdite a causa del dilavamento che, nel loro complesso, permettono alla vite di resistere assai bene ai periodi siccitosi.
Il Sass del Luna calcareo è costituito da una marna più ricca in carbonato di Calcio ed è all’origine delle terre bianche che le ricoprono; nel complesso, è una roccia più tenera rispetto al Sass de Luna precedentemente descritto. Queste terre bianche risultano più soggette alla siccità e, nel contempo, sembrano dare vita a dei Moscato di Scanzo DOCG di qualità ancora maggiore.
Il clima
L’area è soggetta a un clima decisamente mite come testimoniato anche dalla presenza di numerosi oliveti produttivi. Dati riferibili al triennio 1992-94 mostrano una piovosità media annua di circa 1100mm complessivi con massimi in primavera ed autunno.
La temperatura media annua si attesta a circa 11,5°C (dato Climate Data) e, in inverno, raramente si registrano lunghi periodi con temperature minime al di sotto dello zero. I dati disponibili mostrano la media delle temperature nel mese di luglio attestarsi intorno ai 23,5C° ma è da ricordare che, a partire dal 2003, si è assistito a un preoccupante aumento delle temperatura medie sia annuali sia estive. Dati più recenti, sempre tratti da Climate Data, mostrano una temperatura media del mese di luglio intorno ai 25°C e una media annuale di 11,5°C.

I po’ di numeri
Attualmente, il Consorzio di Tutela conta 20 soci che possono contare su circa 31 ettari complessivi rivendicati nella DOCG; nel corso della vendemmia 2022 sono stati vendemmiati 53.000q di uve moscato di Scanzo mentre dalla vendemmia 2020, attualmente in commercio, sono state prodotte meno di 24.000 bottiglie da 0,5l.
Le altre Denominazioni e la promozione del territorio
Dato che numerosi produttori di Moscato di Scanzo DOCG producono anche altre tipologie di vino, è importante ricordare che il territorio del comune di Scanzorosciate è compreso anche nelle DOC Valcalepio e Terre di Colleoni (o Colleoni) oltre che nell’IGT Bergamasca. La prima Denominazione vede cabernet sauvignon e merlot alla base dei propri vini rossi affiancati da pinot bianco, pinot grigio e chardonnay per quanto riguarda le varietà a bacca bianca. La DOC Terre di Colleoni presenta una più ampia base ampelografica: tra i vitigni ammessi, oltre a quelli presenti anche nel Valcalepio DOC, spiccano Manzoni bianco, moscato giallo, incrocio Terzi e marzemino.
La promozione del Moscato di Scanzo DOCG è, ovviamente, principalmente svolta dal Consorzio di Tutela ma un ruolo importante è rivestito anche dall’Associazione Terre del Vescovado la cui azione – finalizzata alla promozione del patrimonio storico, cultura, enogastronomico e paesaggistico del territorio – investe 15 Comuni della fascia orientale della provincia di Bergamo. Un ruolo fondamentale è, inoltre, riservato alla Strada del Moscato di Scanzo e dei Sapori Scanzesi, un’Associazione di produttori di Moscato di Scanzo DOCG oltre che di altri vini, miele, olio, formaggi, gelato e prodotti da forno, tutti provenienti dalle colline del comune di Scanzorosciate. L’impegno di tutti questi attori dà vita – ormai da 14 edizioni – alla Festa del Moscato che per quattro giorni, intorno al primo fine settimana del mese di settembre, permette ai visitatori di godere delle eccellenze enogastronomiche di queste colline. L’Edizione 2019, l’ultima per ora organizzata a causa del COVID, ha visto la presenza di circa 50.000 visitatori. Per fortuna, con la fine della pandemia, nel 2023 la Festa del Moscato tornerà ad accogliere gli appassionati del buon vino e del buon cibo.

Il Moscato di Scanzo DOCG nel calice
Nei giorni 8 e 9 marzo 2023, ho avuto l’immenso piacere di essere ospite del Consorzio di Tutela e di poter così visitare con calma il territorio visitando numerose cantine, assaggiandone i vini e, aspetto più importante, avendo modo di chiacchierare con i produttori imparando così a conoscere la profonda passione che li anima nonché l’indiscutibile amore per la propria terra e per questo grande passito.
Nelle righe che seguiranno traccerò un quadro riassuntivo delle degustazioni del solo Moscato di Scanzo DOCG, rimandano a un prossimo articolo il racconto degli altri vini prodotti.
Nel corso della degustazione, ho avuto il piacere di degustare vini delle annate 2018 e 2017 oltre a un affascinante assaggio della vendemmia 2010.
Tutti i Moscato assaggiati si presentavano nel calice di un intenso e avvolgente color granato, tuttalpiù arricchiti dagli ultimi riflessi rubino.

Il quadro olfattivo
Il loro quadro olfattivo si è sempre rivelato intenso, di non comune finezza e di notevole complessità. Al di là di questi pochi termini è, però, fondamentale evidenziare la grande personalità olfattiva di questi passiti che mostrano un carattere e una tipicità unici e irripetibili. La base olfattiva comune a tutti gli assaggi è giocata sulla confettura di frutti neri rossi e neri nonché sulle eleganti note floreali, generalmente riconducibili ai petali di rosa rossa appassiti. La paletta delle spezie è risultata ampia e intrigante facendo convivere le spezie piccanti – quali il pepe nero – con quelle più dolci o amaricanti quali la noce moscata, la cannella, i chiodi di garofano, la liquirizia e il tamarindo. Ogni assaggio, infine, regalava aspetti personali del proprio bouquet in virtù della presenza di numerose sensazioni quali il caramello, la cipria, l’incenso, la grafite, l’alloro, il tè nero, il rabarbaro, la corteccia di china, il cioccolato o il tabacco biondo; spesso, infine, l’insieme mostrava una piacevole verticalità in virtù delle eleganti sensazioni balsamiche in esso presenti.

Gusto, retrogusto e persistenza
Un aspetto fondamentale per ogni vino dolce è, ovviamente, l’equilibrio che deve garantire la piacevolezza della beva evitando sempre e comunque di divenire stucchevole. Da questo punto di vista, tutti gli assaggi sono da promuovere a pieni voti.
Al palato, i vini degustati hanno sempre offerto un sorso ricco e avvolgente ma, nel contempo, teso e di compiuto equilibrio in virtù della sempre vibrante freschezza e di tannini fitti e dolci ma, nel contempo, vividi e vibranti. La dolcezza, sempre ben presente, non diviene mai “ingombrante” ma, al contrario, svolge perfettamente il proprio ruolo di “affabulatrice” rendendo così pienamente merito alle capacità dei produttori che affondano le loro radici nella secolare esperienza delle generazioni che li hanno preceduti. Da ultimo, ma non certo per importanza, i Moscato di Scanzo DOCG che ho avuto il piacere di assaggiare hanno sempre sfoggiato lunghe persistenze e dei fin di bocca nitidi, gradevoli e capaci di chiamare a gran voce il sorso successivo.
Ringraziamenti
Queste pagine non possono concludersi senza i miei più sentiti ringraziamenti e complimenti al Consorzio di Tutela e ai produttori che hanno avuto la cortesia di condividere cono me il loro tempo e il frutto delle loro fatiche.
Di seguito, in rigoroso ordine alfabetico, l’elenco delle Aziende visitate e i riferimenti di contatto del Consorzio di Tutela.
Cascina San Giovanni – Martinelli
Consorzio Tutela Moscato di Scanzo
Via F. M. Colleoni, 38
24020, Scanzorosciate (BG)
info@consorziomoscatodiscanzo.it