Il Moscato Passito di Strevi: la nobiltà della storia
In Valle Bormida – nei pressi di Acqui Terme (AL) – nasce un raro passito capace di esprimere appieno la grande vocazione del moscato bianco per l’appassimento.
Se è vero che “piccolo è bello” è giusto dire che nel caso del Presidio Slow Food del “Moscato Passito di Strevi” si debba aggiungere che piccolo è anche raro, affascinante e di non comune eleganza e che l’Associazione dei Produttori del Moscato Passito della Valle Bagnario di Strevi incarna pienamente la dottrina economica di Ernst Friedrich Schumacher del “piccolo è bello”.

I protagonisti
Il moscato bianco
L’origine e le parentele
L’origine delle numerose varietà di uve moscato sensu lato, note e meno note, sono tutte più o meno direttamente riconducibili al moscato bianco (MB): da esso, infatti sembra essere derivato il moscato di Alessandria, tramite un incrocio del MB con una rara varietà, l’axina de Tres Bias, attualmente conosciuta per la Sardegna, Malta e le Isole Greche. Allo stesso modo, ovvero tramite incroci spontanei, dal MB sono derivati numerosissime varietà sia aromatiche, ad esempio il moscato giallo, sia non aromatiche quali, a solo titolo di esempio, il catarratto bianco e il bombino bianco. In ogni caso, ciò che sembra essere ormai accertato, sia su basi biomolecolari sia dalle fonti storiche, è l’origine greca di questa varietà che tanto ha influenzato il patrimonio ampelografico dell’intera Europa e non solo. A titolo di completezza, ritengo utile segnalare che, secondo Robinson J et al., 2012 – Wine Grapes, il nome corretto di questa varietà è muscat blanc à petits grains e che, di conseguenza, l’italiano moscato bianco, con il quale questo vitigno è iscritto al Registro Nazionale delle Varietà di vite, è da considerarsi un sinonimo.

Il moscato bianco in Italia
La prima menzione di questa varietà per l’Italia è contenuta nel Ruralium Commodorum libri XII di Pietro de’ Crescenzi (1304); in seguito, sotto numerosi ma inequivocabili sinonimi, lo ritroviamo in Francia (1394), in Spagna (1513), in Germania (1534) e in Svizzera (1536).
Il moscato bianco in Piemonte è citato a partire già dal XIV secolo ma fu nei secoli successivi – XVI, XVII e XVIII – che divenne una delle uve più importanti delle regione, rinomata per la qualità dei vini che se ne possono ottenere e che spesso furono utilizzati come regali diplomatici. Alla fine del secolo successivo, dal supplemento del Secolo di Milano del 1891, risulta che il MB era una delle uve più diffuse dell’Astigiano e che i vini da essa ottenuti – così come quelli di altre varietà tradizionali quali barbera, freisa, grignolino e dolcetto – erano venduti in Lombardia, nell’alto Piemonte, in Germania e in America meridionale. È, inoltre da sottolineare che il vero “Vermouth di Torino”, il migliore e più pregiato, doveva essere preparato con almeno una quarta parte di moscato di Canelli.
Il moscato bianco in Piemonte
In Piemonte, buona parte dei vigneti di moscato bianco sono presenti nelle province di Alessandria, Asti e Cuneo, in un’ampia zona che vede in Canelli il proprio “baricentro” geografico. Tali vigneti sono prevalentemente coltivati a quote comprese fra i 200 e i 280 metri di quota anche se la zona complessivamente interessata dalla loro coltivazione comprende una fascia altitudinale più ampia compresa fra i 100 e i 400m s.l.m. Questa varietà dà vita, vinificata in purezza, alle DOCG Asti e Canelli, nonché alle DOC Strevi e Loazzolo, queste ultime da uve passite; è, inoltre, possibile la produzione di un Piemonte DOC Moscato e di un Piemonte DOC Moscato Passito sempre da vinificazioni in purezza. La superficie vitata a moscato bianco in Piemonte nel 2014 era pari a oltre 9500ha (Dati Valoritalia).

Il territorio del moscato bianco in Piemonte
Dal punto di vista geologico, i terreni appartengono pressoché tutti al miocene, soprattutto al miocene medio (Langhiano – Elveziano, da 15,9 a 11,6 milioni di anni fa) e a quello superiore e solo in misura assai minore hanno avuto origine nel corso del pliocene inferiore (Messiniano, da 7,5 a 5,3 milioni di anni fa). Nell’area predominano i suoli calcareo-marnosi ma sono presenti porzioni con prevalenza di marne argillose, grigiastro-azzurrognole, sovente alternate con con suoli di origine arenacea; da ultimo, sono anche presenti banchi di materiali più sciolti, sabbiosi o ciottolosi.
Nel suo complesso, il clima dell’area è di tipo temperato suboceanico con estati calde e inverni freddi e con la temperatura media annuale che si attesta intorno ai 12-13°C; le precipitazioni annuali, caratterizzate da due picchi principali in primavera e autunno, mostrano una media annuale – sul lungo periodo – compresa fra i 650 e i 950mm; inoltre, le precipitazioni mostrano un cline positivo da nord verso sud raggiungendo, nelle aree prospicienti gli Appennini, i 1100-1200mm annui.

Il Moscato Passito di Strevi
La storia
Il Presidio Slow Food del Moscato Passito di Strevi nasce nel corso dell’anno 2002 seguito, nel 2004, dalla creazione dell’Associazione dei Produttori del Moscato Passito della Valle Bagnario di Strevi e dal riconoscimento della DOC Strevi nel corso del 2005; prima del riconoscimento di tale DOC, questo passito era posto in vendita come Piemonte DOC Moscato Passito. È, però, molto interessante ricordare che notizie della produzione di un passito nell’area di Strevi – e della sua peculiare tecnica produttiva – sono presenti in un scritto del 1078 redatto dai monaci residenti nell’area; tale passito era noto come “vino da messa liquoroso” (fonte Slow Food).
La vigna
Le uve moscato bianco utilizzate per la produzione del Moscato Passito di Strevi sono ottenute da vigneti situati nella Valle Bagnario. La raccolta di tali uve avviene manualmente tra la fine di agosto e la metà di settembre; i produttori aderenti al Presidio si impegnano nella protezione dei vecchi vigneti, che coltivano senza l’utilizzo di erbicidi o pesticidi, e, in caso di problemi di particolare gravità, si affidano esclusivamente a prodotti riconosciuti come a basso impatto ambientale.

L’appassimento
I grappoli migliori – più sani e spargoli – sono posti ad appassire all’aperto in singoli strati sulle stagere, delle caratteristiche stuoie con il fondo di rete o di doghe di legno; tali stagere saranno coperte durante la notte per evitare l’accumulo di umidità sui grappoli che potrebbe portare allo sviluppo di muffe. L’appassimento si protrae, generalmente, per circa 20-30 giorni e, in ogni caso, la pigiatura non avviene fino a quando le uve non hanno raggiunto almeno i 34 gradi babo; tali gradi esprimono i chilogrammi di zucchero presenti in un quintale di mosto.

La cantina
I grappoli sono soggetti a pigiatura soffice insieme ai propri raspi che saranno poi eliminati. In seguito, al mosto già pulito sarà aggiunto un 20 – 30% di bucce selezionate all’inizio della fermentazione; tali bucce, che arricchiranno il profilo olfattivo e aromatico del vino, potranno rimanere a contatto col mosto fino al termine della fermentazione oppure, se opportuno, essere rimosse prima. Il Moscato Passito di Strevi fermenta in acciaio oppure in legno per poi maturare per almeno 12 mesi in caratelli di legno esausti. Generalmente, i vini non sono soggetti a filtrazione ma sono puliti semplicemente con una serie di travasi. La messa in vendita non può avvenire prima dei due anni dalla vendemmia ma gran parte dei produttori commercializza il proprio vino dopo un periodo più lungo.

Le Aziende e le degustazioni
Nel corso della primavera 2024 ho avuto il piacere di visitare, grazie all’ospitalità dei produttori dell’Associazione, la Valle Bagnario e di assaggiare il frutto del loro lavoro. Le righe che seguiranno si riferiscono proprio a quella visita e alla relativa degustazione. Non posso non cogliere l’occasione di ringraziare tutti i produttori e complimentarmi per il loro lavoro che, oltre a dar vita a grandi passiti, mantiene viva una tradizione che deve rendere orgogliosi tutti noi.
Un ulteriore ringraziamento è dovuto ai produttori per avermi fornito tutte le immagini presenti in questo articolo.
L’ordine di presentazione dei vini segue rigidamente quello della degustazione, ovvero dal più giovane a quello più invecchiato.

Marenco – Passrì – Strevi DOC – 2018
Fondata nel 1925, l’Azienda Marenco di Strevi trova nelle sue vigne in Valle Bagnario – da sempre particolarmente vocata alla produzione di uve moscato bianco di alta qualità – il cuore della propria storia e della propria produzione.
Di color dorato lucente e intenso, il Passrì 2018 sfoggia un naso ricco ed elegante nel quale le note di uvetta appassita condividono il palcoscenico con un susseguirsi di sensazioni che spaziano dal cedro e il mandarino canditi al miele di castagno fino a offrirci sentori di zafferano e di fiori di ginestra appassiti; un’appena accennata sfumatura di smalto, non solo non reca disturbo, ma ne arricchisce il profilo olfattivo donandogli un’intrigante verticalità.
Il sorso – agile, aggraziato e molto persistente – colpisce per il compiuto equilibrio; la grande morbidezza e la pienezza del corpo – oltre che l’evidente dolcezza – trovano il loro contrappunto nella vivida freschezza e nella non comune sapidità; chiusa di grande finezza che invita al sorso successivo.

Cà di Cicul – Reverentia – Strevi DOC – 2015
Nata oltre cinquant’anni fa, Cà di Cicul è una piccola azienda fondata e condotta con immutata passione dalla famiglia Salina. I suoi vigneti, siti in alcuni dei punti migliori di Valle Bagnario, ospitano, oltre al moscato bianco, anche barbera, dolcetto e brachetto.
Dal calice, nel quale il Reverentia 2015 appare di un luminoso color ambra, emerge un arcobaleno olfattivo nel quale, alla sempre ben presente uvetta appassita, si affiancano note di dattero al forno e agrumi canditi oltre a piacevoli sentori di cioccolato bianco e zafferano; anche in questo vino, le garbate sensazioni di smalto aggiungono complessità e grazia al bouquet di questo moscato passito.
Pur se di corpo e assai morbido, questo assaggio si presenta leggermente più snello del precedente. Il sorso risulta, comunque, altrettanto equilibrato in virtù della viva, ma composta, freschezza e della ben presente sapidità; la dolcezza – ovviamente molto spiccata – non ne appesantisce la beva che rimane pienamente gradevole e mai stucchevole; molto lunga la persistenza ed elegante il fin di bocca.

Cà dü Rüja – Botte d’Oro – Strevi DOC – 2010
Fondata nel 1822, l’Azienda è giunta alla quinta generazione ed è da sempre di proprietà della famiglia Roglia. Oltre al moscato bianco, Cà dü Rüja produce vini a base barbera, dolcetto, freisa e brachetto.
Il suo color ambra, meno intenso del precedente ma altrettanto luminoso, sfoggia un bouquet principalmente giocato su finezza e complessità pur se con profumi decisamente più “scuri” dei precedenti. Al naso, infatti, si apprezzano, fin da subito, le note di fico secco, dattero al forno e uvetta appassita tra le quali emergono – nitide ed eleganti – le sensazioni di mallo di noce, miele di castagno, fiori di ginestra appassiti, cioccolato al latte, zafferano ed erbe amare alpine.
Al palato, si presenta teso e vibrante con un attacco di bocca diretto e deciso. Al centro bocca se ne percepiscono l’importante corpo e la spiccata morbidezza sostenuti da freschezza e sapidità. La dolcezza, ovviamente ben presente, non ne appesantisce la beva che resta agile e di piena soddisfazione; lunga la persistenza.

Bragagnolo Vini Passiti – Passione – Strevi DOC – 2009
Giunta alla terza generazione, l’Azienda Bragagnolo Vini Passiti fu fondata negli anni ‘30 dello scorso secolo da nonno Silvio, immigrato a Strevi da Riese Pio X in provincia di Treviso. Attualmente, l’Azienda produce, oltre allo Strevi DOC, vini da uve carica l’asino, barbera, dolcetto, freisa, brachetto e alcuni vitigni internazionali.
Il suo color ambra limpido ci conduce a una paletta olfattiva ampia e complessa nella quale si riconoscono distintamente i sentori di albicocca disidratata, uvetta appassita e agrumi rossi canditi ai quali, col trascorrere dei minuti, si affiancano eleganti sensazioni di tamarindo e miele di castagno oltre alla consueta – ma gradevole – nota di smalto.
In bocca, sfoggia un beva ampia e ricca, di corpo e di più che spiccata morbidezza; l’equilibrio è garantito dalla vibrante freschezza e dalla ben presente sapidità. L’evidente dolcezza si presenta perfettamente integrata nel sorso; molto lunga la persistenza.

Az. Agr. Bagnario – Eliodoro – Strevi DOC – 2008
Gestita da Giampaolo Ivaldi, l’Azienda Bagnario è testimone della straordinaria longevità del Moscato Passito di Strevi dato che, nella propria cantina privata, custodisce bottiglie che risalgono anche ai primi anni del 1800. Tali bottiglie mantengono ancora intatto il loro fascino come dimostrato in alcune memorabili verticali tra le quali voglio ricordare quella del 2005 – a Marsala – nel corso della quale furono degustate anche bottiglie del 1896 e 1897 oltre ad annate “più recenti” quali 1964 e 1988.
Di color ambra scuro ma lucente, l’Eliodoro 2008 offre un naso assai fine e complesso di uvetta appassita, dattero, tè nero e mallo di noce oltre a sentori di zafferano e a una sfumatura di chinotto.
Al sorso, colpisce per l’imponente corpo, la grande morbidezza e l’importante dolcezza. Tutto ciò non compromette, però, la bevibilità di questo vino che trova il proprio centro di equilibrio nella tesa freschezza e nell’evidente sapidità; molto lunga la persistenza ed elegante il fin di bocca.
Contatti
Referente dei produttori del Presidio
Nunzia Roglia
Tel. 348 4915998
nunziaroglia@gmail.com
Associazione Produttori Moscato Passito della Valle Bagnario di Strevi
Piazza Matteotti 8
15019, Strevi (AL)
vinipassitivallebagnario@gmail.com