Il vino e il fiume: il Lambrusco Maestri e Tomasetti Family Winery
Libiam ne’ lieti calici
Che la bellezza infiora,
e la fuggevol ora
s’inebri a voluttà.
Tratto da: La Traviata
Testi di Francesco Maria Piave
Musiche di Giuseppe Verdi
Una terra e un fiume: quanta storia, quante civiltà, quante vite sono state – e sono tutt’ora – indissolubilmente legate a questo binomio. Credo si possa affermare che nulla sarebbe com’è se l’umanità non avesse capito, fin dagli albori della sua storia, che un fiume è vita. Tigri, Eufrate, Nilo, Gange sono nomi che ci riportano alle scuole elementari, quando studiavamo la storia antica immaginandoci grandi battaglie e antiche misteriose magie, incuranti – non certo per colpa nostra ma di un sistema che mirava a proiettare l’Italia in un futuro industriale cercando di cancellarne la memoria agricola – dei nostri fiumi che per secoli avevano dettato le regole dei campi, favorito i commerci e posto le basi della più profonda identità del nostro Paese.
Il Piave, l’Arno, il Tevere e il Po, il grande fiume che univa – e non divideva – l’Italia: un fiume che riporta nelle nostre memorie le drammatiche immagini dell’alluvione del Polesine così come l’innocente visione di una lotta di classe scandita dalla amichevoli baruffe di Peppone e Don Camillo in una Nazione in cerca di una propria identità, peraltro mai raggiunta.
Il Po ha creato fisicamente la pianura padana colmandola con i sedimenti strappati alle Alpi, ha fornito le acque per coltivarla e si è visto strappare poco alla volta spazio e dignità. Il Po ha plasmato queste terre, i suoi abitanti e loro tradizioni, come mirabilmente raccontato da Mario Soldati nella sua inchiesta televisiva del 1956 “Viaggio lungo la Valle del Po alla ricerca dei cibi genuini”.
La pianura formata da questo fiume è una terra ricca, generosa, dominata dall’afa d’estate e dalla nebbia d’inverno; è una terra che ha ci ha regalato grandi prodotti e grandi ricette – pensiamo, a puro titolo di esempio, al culatello e alla salama da sugo oppure alla cassoeula o ai tortellini – e, soprattutto, noi appassionati di vino pensiamo ai Lambrusco. I Lambrusco, al plurale, perché tanti sono i vitigni accomunati da questo nome: 10 sono, infatti, quelli attualmente registrati, senza contare almeno altri due vitigni trentini (Enantio o Lambrusco a foglia frastagliata e Casetta o Lambrusco a foglia tonda) designati con questo nome ma in realtà con essi non imparentati).
Questa è la storia del Lambrusco Maestri, della sua terra e di una famiglia – la famiglia Tomasetti – tornata “al casolare” dopo una vita di successi oltreoceano.
Il Lambrusco Maestri, un importante protagonista dell’Emilia enologica
I Lambrusco nel loro complesso rappresentano un gruppo di vitigni – tipici dell’Emilia e del basso Mantovano – di antichissima origine, tanto da essere citati nelle Egloghe di Virgilio così come nel “De agri Cultura” di Catone, nel “De re rustica” di Varrone e nella “Naturalis Historia” di Plinio il Vecchio.
Il Lambrusco Maestri sembra derivare il proprio nome da “Villa Maestri”, frazione del comune di San Pancrazio (PR), nella quale si pensa essersi originato anche se non si hanno notizie storiche dettagliate al suo riguardo fino alla metà del novecento, quando viene citato nel Bollettino Agricolo. Recenti indagini hanno dimostrato una relazione diretta genitore – figlio con il Fortana mentre sembra essere relativamente poco affine con gli altri Lambrusco emiliani, in modo particolare con il ben noto Lambrusco Grasparossa. Questa famiglia di vitigni mostra, nel suo complesso, importanti somiglianze genetiche con le viti selvatiche dell’Italia nord occidentale, suggerendo il fatto che in quest’area possano essere avvenuti, in passato, eventi di domesticazione della vite. Pur se presente principalmente nella provincia di Reggio Emilia, il Lambrusco Maestri è diffuso anche nelle confinanti province di Parma e Modena. Attualmente, è utilizzato nella produzione dei vini di cinque Denominazioni di Origine Controllata (Colli di Parma, Colli di Scandiano e di Canossa, Lambrusco Mantovano, Modena o di Modena, Reggiano) e di 36 Igt di Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Campania e Puglia. Nel 2010 in Italia erano registrati 2.223ha vitati con questa varietà con un aumento di 763ha rispetto al censimento dell’anno 2000 a indicare una decisa ripresa di questo antico vitigno.
Il grappolo è di medie dimensioni e forma allungata, cilindrica-piramidale; si presenta piuttosto compatto ed è caratterizzato dalla presenza di una sola ala. L’acino è medio-piccolo, ellittico, con buccia spessa, pruinosa, blu-nera. La foglia a completo sviluppo ha dimensione media e forma trilobata o quasi intera. La vendemmia è generalmente tardiva e si effettua, in condizioni normali, nel corso della prima metà del mese di ottobre.
Polesine Parmense: una terra figlia dell’acqua
Il territorio di Polesine Parmense (30-35m s.l.m.) ben rappresenta la storia evolutiva della Pianura Padana e, ovviamente, le sue caratteristiche geomorfologiche sono prevalentemente legate all’attività di deposizione e modellamento del Po.
La struttura geopedologica di quest’area è quella della pianura alluvionale caratterizzata da estrema variabilità sia in senso verticale che orizzontale che, in questo contesto, mostra prevalenza di materiali a granulometria fine, argillosa, nella coltre superficiale – avente spessore medio di circa 5 metri – e sabbiosa-ghiaiosa negli strati sottostanti.
Dal punto di vista climatico l’area può essere considerata temperata suboceanica; la media delle temperature minime annuali si attesta intorno ai 9°C mentre quella delle massime raggiunge i 18°C; la piovosità complessiva nel corso dell’anno è di circa 750mm con i picchi di precipitazioni prevalentemente nei mesi di ottobre e novembre. Durante i mesi tardo autunnali è frequente la persistenza delle nebbie.
Tomasetty Family Winery: una storia di amore ed emigrazione
Giuseppe era un bimbo di cinque anni quando lasciò Roccabianca – a pochi chilometri da Polesine Parmense – per seguire la propria famiglia negli Stati Uniti: una famiglia di emigranti come tanti, troppi in quegli anni. Partiti per inseguire il sogno americano lasciando famiglia, amici, ricordi e, soprattutto, il cuore, qui tra queste terre nebbiose, allora troppo povere per garantire un futuro migliore ai propri figli. Per fortuna – e per capacità, ovviamente – la loro storia è davvero a lieto fine.
Il sogno americano venne raggiunto, Giuseppe poté studiare giurisprudenza divenendo un avvocato di fama internazionale che, nel corso degli anni, ha praticato la propria professione a Zurigo, Amsterdam, Londra e Milano. Dopo 25 anni, i genitori tornarono alle loro terre seguiti, dopo alcuni anni, anche da Giuseppe – insieme alla moglie Nancy, ai suoi figli Kathryn, Elizabeth e Daniel e al resto della famiglia che nel frattempo si era allargata – col desiderio di vivere nei paesi che lo avevano visto nascere. Ristrutturato un antico palazzo costruito nel 1558 a Santa Croce, una frazione di Polesine Parmense, dalla nobile famiglia Pallavicino Giuseppe, nel 2003, iniziò a dedicarsi alla coltivazione della vite nonché alla vinificazione delle uve per uso personale.
Gli ottimi risultati ottenuti – anche grazie ai suoli prevalentemente sabbiosi con piccole presenze di ghiaia e argilla nonché ai metodi di coltivazione biologica – lo spinsero ad intraprendere questa nuova avventura professionale. Il cuore della sua produzione è oggi il Lambrusco Maestri anche se realizza sorprendenti prodotti anche da uve bordolesi; attualmente la produzione della Tomasetti Family Winery, un nome emblematico per capire il valore che Giuseppe attribuisce agli affetti famigliari e alla riconoscenza verso il paese che lo ha ospitato per tanti anni, è di circa 15000 bottiglie.
Le degustazioni
Tomasetti Family Winery – La Cantante – Metodo Classico Rosato Brut VSQ – L. 01
Questo Metodo Classico Pas Dosé ottenute da uve Lambrusco Maestri vinificate in rosa e affinato almeno 36 mesi sui lieviti, si presenta nel bicchiere con un elegante color pesca tenue che ne lascia già presagire l’eleganza; il perlage è molto fine e di soddisfacente persistenza.
La Cantante apre al naso con i piccoli frutti rossi – in particolare ribes rosso e fragoline di bosco – a cui si affiancano lievi, ma gradevolissime, note di rosa fresca. A seguire il suo bouquet si arricchisce di sentori di confetto, frutta gialla croccante nonché di una leggera speziatura che riporta alla mente il pepe bianco. L’ingresso in bocca è pieno, compatto e avvolgente; uno spumante di ottimo equilibrio capace di sostenere il corpo rotondo e di buona grassezza grazie a una vibrante acidità e a una tannicità appena accennata; più che soddisfacente la persistenza.
Degustazione del 9 agosto 2015
Tomasetti Family Winery – Fidanzata – Lambrusco dell’Emilia Igt – Vino Rosso Secco Frizzante L. 5113
Ottenuto da una singola fermentazione conclusa, secondo tradizione, in bottiglia da uve Lambrusco Maestri vendemmiate nell’autunno del 2014, la Fidanzata riempie il calice di un porpora intenso dal quale si libera un’effervescenza inizialmente assai vivace che, rapidamente, si riduce riuscendo in tal modo a arricchire questo vino senza risultare eccessivamente aggressiva né al naso né alla bocca.
L’insieme dei profumi, totalmente schietto, è un tripudio di frutti rossi e scuri: mora, mirtillo nero, lampone e fragolina di bosco capaci di rappresentare un solido – ma piacevole – supporto olfattivo sul quale si poggiano, ad “abbellirne” l’insieme, le note floreali del glicine oltre ai sentori di cipria e a una lieve mineralità. In bocca si presenta gradevole grazie a un corpo non certo imponente – come deve essere per un Lambrusco – a una corretta freschezza e a una tannicità gradevole e di buona fattura; anche in questo caso la persistenza è decisamente soddisfacente.
Degustazione del 15 agosto 2015
Tomasetti Family Winery – Maritata – Lambrusco dell’Emilia Igt – Vino Rosso Vivace
Le uve Lambrusco Maestri di questo vino sono state vendemmiate, nell’autunno 2011, in un singolo vigneto di Zibello (PR): il vino così ottenuto è stato oggetto di una doppia fermentazione di cui la seconda in bottiglia.
Nel calice la Maritata si presenta di un’affascinante tonalità porpora totalmente impenetrabile arricchita da una lieve, ma gradevole, effervescenza. Il naso è particolarmente “scuro” e rivela sentori di mirtillo nero, mora, prugna secca e ciliegia matura. Dopo una contenuta rotazione, i frutti sono affiancati da note floreali riconducibili al glicine nonché da sensazioni di cannella e noce moscata. In bocca si presenta decisamente giovane, con una struttura tannica ancora nervosa che viene solo parzialmente equilibrata dal corpo e dalla morbidezza. Un vino che, per ora, richiede a gran voce di essere degustato in abbinamento ai piatti tipici emiliani ricchi, grassi e succulenti.
Degustazione del 7 ottobre 2015
Tomasetti Family Winery – La Fermata – Lambrusco dell’Emilia Igt – Vino Rosso Secco
Il nostro viaggio tra i molti volti del Lambrusco Maestri di questa piccola Azienda famigliare raggiunge, con questo vino dal nome particolarmente evocativo, proprio l’ultima “fermata”. Ottenuto dalle uve prodotte nel vigneto di Zibello nel corso del 2014, La Fermata, invecchiato sei mesi in legno piccolo prima della messa in bottiglia, mostra – senza ombra di dubbio – l’ottimo rapporto che può instaurarsi fra legno e questa varietà di Lambrusco quando correttamente fatti incontrare. Il vino si presenta di un intenso color porpora già riscaldato dalle prime pennellate rubino. Il suo bouquet, intensamente fruttato e floreale, svela note di frutti scuri – quali la ciliegia matura, la mora e il mirtillo nero – le cui sensazioni si alternano a netti sentori di fiori di glicine. Una breve rotazione del calice permette al panorama olfattivo di arricchirsi di una nota ombrosa che riporta alla mente l’inchiostro di china; da ultimo, ma non certo per questo meno gradevole, ecco comparire la fragolina di bosco, ad aggiungere una nota più lieve ad un vino finora dal naso piuttosto austero. In bocca è compatto, ampio e di corpo; la trama tannica, assai piacevole, e l’evidente freschezza ben equilibrano la morbidezza e la pienezza di un vino che ha trovato nel legno un felice – ma certo non invasivo – alleato.
Degustazione del 15 ottobre 2015
Tomasetti Family Winery
Via Giaranzana 14
Località Santa Croce (PR)
Polesine Parmense 43010 – Italy
www.tomasettifamilywinery.com
giuseppe@tomasettifamilywinery.com