Il vino, la sabbia e il mare: la Gallura e il Vermentino
Su binu a su sabore, su pane a su colore
Il vino si riconosce al sapore, il pane al colore
Un’Isola di grandi contrasti: le montagne aspre con le radici in acque turchesi che spesso, soprattutto nel sud, sono separate da grandi stagni e paludi ospitanti una natura quasi ovunque scomparsa. E poi, le coste del nord: talvolta rocciose e scolpite in forme fantastiche nel duro granito, talvolta sabbiose e degradanti in dune coperte qua e là da erbe aromatiche caparbiamente attaccate alla vita.
La Sardegna è una regione carica di storia millenaria, dove preistoria e modernità convivono con un ambiente ancora selvaggio. Questa è però anche una terra di vino, il cui percorso sull’isola ha accompagnato le genti sarde lungo tutta la loro storia per arrivare a noi ancora carico delle stesse emozioni di un tempo.
La Gallura
La Gallura comprende la parte nord-orientale dell’isola: è racchiusa tra il fiume Coghinas a ovest e il massiccio del Monte Nieddu a sudest, in comune di San Teodoro; a meridione è delimitata dal massiccio del Limbara. Attualmente il territorio gallurese appartiene in gran parte alla provincia di Olbia – Tempio e, in parte minore, a quella di Sassari.
Le montagne, poste al margine del confine sud, fanno somigliare il territorio, che si estende degradando verso nord-nord-est, ad un grande anfiteatro naturale all’interno del quale trova posto il bacino idrografico del fiume Liscia, il più importante della Gallura che scorre per circa 40 km con un dislivello tra la sorgente (M.Limbara) e la foce (Palau) di circa 1000m. L’attuale conformazione geologica della Gallura è dovuta in gran parte a un’antica orogenesi avvenuta tra 350 e 250 milioni di anni fa che ha prodotto intense deformazioni dalle quali sono derivati intensi fenomeni metamorfici e magmatici; questi ultimi hanno dato origine sia a fenomeni effusivi sia intrusivi che hanno originato gli attuali graniti rosa, tipici di questa zona.
Le coste sud occidentali si sviluppano per circa 80km e sono alternativamente sabbiose e rocciose; nel primo caso prevalgono le sabbie da cui a volte emergono delle rocce, la loro consistenza è variabile e dipende dall’azione combinata del moto ondoso, del vento e dall’apporto di sedimenti fluviali. Le coste rocciose sono, al contrario, fortemente dirupate e prive di articolazioni importanti, salvo piccole rientranze occupate da sedimenti ciottolosi.
Le coste orientali sono caratterizzate dalla presenza delle rias, lunghe e strette insenature costituite da tratti di valle fluviale successivamente sommerse dal mare; esse caratterizzano tutta la costa della Gallura tirrenica e variano per profondità, ampiezza ed orientamento, ma hanno in comune la singolarità delle forme, i colori del mare e la struttura delle spiagge derivate dal disfacimento dei graniti.
Il clima della Gallura dipende innanzi tutto dalla sua posizione geografica, poiché si protende nel mare sino a superare i 41° di latitudine nord risultando così esposta alle correnti fredde ed umide provenienti dal Mediterraneo occidentale; la presenza della Corsica, però, offre però riparo a gran parte di queste perturbazioni. Inoltre, la morfologia, l’altitudine e l’orientamento dei rilievi, in particolare quelli del monte Limbara, condizionano fortemente il suo clima, fermando le masse d’aria calda ed umida di origine meridionale.
Questo insieme di fattori determina così per la Gallura un clima di tipo temperato caldo con precipitazioni annue pari 789 mm concentrate periodo ottobre-marzo. Per quanto attiene le temperature, in Gallura quelle più basse durano circa tre mesi e le temperature più elevate permangono ininterrotte nei mesi di luglio e di agosto; nella porzione sud-occidentale, diversamente esposta alle correnti atmosferiche e priva dei venti caldo umidi provenienti dal sud, le condizioni termiche sono differenti per valori ed intensità; in questa zona, in particolare in comune di Badesi, si registrano in media precipitazioni di 600-620 mm annui di cui circa 200 mm nel semestre aprile-settembre; le temperature medie annue raggiungono valori di 16-16.5 °C, le massime di luglio circa 29-30 °C, mentre le minime di gennaio si attestano sui 6-7 °C.
La vite in Gallura
“Le vendemmie pei Galluresi, come lo erano pei Greci, sono una serie continuata di divertimenti; specialmente pei giovani e le fanciulle. Ogni proprietario di vigna invita le ragazze del vicinato, dei parenti e degli amici alla vendemmia, alla quale, pur senza esservi invitati, accorrono liberamente giovani, i quali aiutano, intessendo nel contempo ghirlande d’amore, le fanciulle nel taglio e nel trasporto dei grappoli d’uva al tino o alla vasca in cui devono essere pigiate.” Ecco come Francesco De Rosa descrive, nel suo libro “Tradizioni popolari di Gallura: usi e costumi” del 1899, le vendemmia in Gallura. In realtà, le tracce della viticoltura in Sardegna sono estremamente più antiche e sembrano risalire all’età nuragica.
È quasi certo che Vitis vinifera sia, in Sardegna, una specie autoctona, selvatica, tanto che i popoli sopraggiunti non portarono il ceppo o il sarmento, bensì l’arte dell’innesto, della coltivazione nonché le tecniche di produzione e di conservazione del vino. A riprova di queste ipotesi giungono i ritrovamenti, nel sito nuragico di Arrubiu ad Orroli (CA), di zone adibite a veri e propri laboratori enologici datati tra il II e IV sec d.C, provvisti di vasche per la pigiatura dell’uva, basi di torchi e contenitori vari. Ancora più sorprendente è, però, la scoperta di numerosi vinaccioli, risalenti allo stesso periodo, ritrovati negli strati sottostanti dello stesso nuraghe e riconducibili a vitigni autoctoni ancora oggi largamente diffusi.
Attualmente, in Gallura occidentale circa il 15% della superficie agricola è occupata da vigneti che, nelle zone costiere, negli ultimi anni sono in ulteriore forte espansione. La caratteristica peculiare di questi territori litoranei è l’elevata percentuale di sabbia dei suoli su cui insistono i vigneti, che rende impossibile la vita della fillossera. La vite è quindi allevata a piè franco ad alberello latino, con densità d’impianto estremamente elevate (7.000 – 10.000 ceppi/ha). Nelle porzioni più interne, la presenza di suoli argillosi rende necessario l’uso dei portainnesti americani e rende preferibile l’allevamento a guyot o a cordone speronato e minori densità di impianto. In Gallura occidentale, le varietà più diffuse sono diffusi il Cannonau, il Bovale sardo, il Pascale di Cagliari e la Caricagiola tra le varietà a bacca rossa e il Vermentino tra quelle a bacca bianca.
Il territorio della Gallura centro-orientale è fortemente influenzato dalla sua natura granitica e, in misura molto minore, lavica. Col passare del tempo, la roccia madre è stata alterata ed erosa, dando origine a depositi alluvionali e argille. In questa zona, oltre all’assai diffuso Vermentino, sono coltivati Cannonau, il Bovale sardo, il Pascale, il Nebbiolo, il Carignano ed il Cagnulari tra le varietà a bacca rossa, il moscato e il Retagliadu tra i vitigni bianchi.
Il Vermentino in Gallura
L’origine del vermentino è a tutt’oggi sconosciuta: Cettolini (1897) riporta che “a Tempio coltivasi una vite che chiamano Vermentino, che si suppone oriunda della Corsica…”, mentre il conte di Rovasenda (1877) la cita come uva da tavola senza fare però ipotesi sulle sue origini. Numerosi studiosi dello corso secolo la ritengono, senza però fornire prove a riguardo, importata dalla Spagna tra il XV e il XVIII sec. d.C.. Da un punto di vista biomolecolare questa varietà rivela un profilo genetico peculiare distinto da tutte le altre dell’Isola, con una sola similitudine genetica con un accessione locale, detta Bianca antica.
Attualmente, il vermentino occupa 3295ha pari al 12% della superficie vitata della Sardegna; in Gallura occupa 1.099ha in provincia di Sassari e 1.317ha in provincia di Olbia Tempio, pari al 73% dell’intera superficie regionale di coltivazione.
Il disciplinare del Vermentino di Gallura Docg prevede anche le tipologie superiore (minimo 13% vol.), vendemmia tardiva, frizzante, spumante e passito. In ogni caso la base ampelografica è costituita da uva vermentino minimo 95%.
Cantina Li Duni
Nata nel 2003 dalla volontà di un gruppo di amici viticoltori, la Cantina Li Duni è situata in comune di Badesi in provincia di Olbia Tempio e si affaccia sul golfo dell’Asinara, tra l’Isola Rossa e Castelsardo; attualmente copre un’estensione di circa 50ha. Le vigne, separate dal mare da dune sabbiose coperte dalla macchia mediterranea, sono allevate ad alberello su suoli fortemente sabbiosi e sono in buona parte a piè franco. Le rese sono mantenute assai basse attestandosi intorno ai 50 q/ha.
Nozzinnà – Vermentino di Sardegna Doc amabile Vendemmia tardiva 2011 17% vol.
Non fatevi spaventare dall’elevato grado alcolico di questo vino! La sua vera nota caratteristica è data, al contrario, dall’ottima bevibilità affiancata da una finezza e un’armonia degne di nota. Il naso esprime il mare e la sabbia nella mineralità affiancata da eleganti profumi di fiori bianchi. I bocca colpisce per corpo e rotondità che, in virtù di un’importante acidità e di una gradevole chiusa ammandorlata, risultano assai gradevoli e ben equilibrati.
Renabianca – Vermentino di Gallura Docg Superiore Vendemmia tardiva 2011 14,5% vol.