• Gio 13 Mar 2025

Il vino simbiotico. Qualità, salubrità ed amore per il territorio

Cosa si ottiene da un pianta di vite che cresce su un terreno nel quale vengono inoculati funghi micorizzici – che vivono in simbiosi con le radici della pianta e svolgono un ruolo essenziale per l’equilibrio dell’ecosistema?

E cosa se, oltre a questi, alle foglie delle stesse viti – vengono somministrati complessi microbiologici già naturalmente presenti in suoli sani e non soggetti ad agricoltura intensiva??

Un sistema simbiotico appunto, da cui deriverà un “vino simbiotico”. Questo è il progetto nato dalla collaborazione dell’Istituto di Biologia e Biotecnologia Agraria di Pisa e l’azienda bresciana Arcipelago Muratori iniziato nel 2006 in Franciacorta e poi esportato in alte regioni d’Italia. I vantaggi?

Oltre al prezioso valore di sostenibilità, le foglie di vite, le uve e i “vini simbiotici” hanno un maggior contenuto di antiossidanti rispetto ad una vite, un’uva o un vino convenzionale. Una maggiore quantità di antiossidanti si traduce, nella vita pratica, in una maggiore capacità del vino di proteggerci dall’azione dannosa dei radicali liberi e da altri complessi reattivi.
Un “vino simbiotico” è quindi un vino che fa bene, con il valore aggiunto della sostenibilità, senza cedere nulla – anzi ne guadagna- in qualità. Ma la simbiosi non è solo tra sistemi biologici, lo è anche tra uomo e territorio, tradotta in una scelta coraggiosa che segna una nuova frontiera nella concezione del vino.

Ci racconta questa realtà la giovane Michela Muratori, promettente futura generazione dell’azienda.

Dall’industria tessile a quella enologica. Due mondi un po’ in antitesi quello industriale e quello naturale del vino. Ci racconta il perché di questo passaggio? Qual è stata la spinta?

Anzitutto avrei da ridire sul fatto che il vino sia naturale, una bottiglia di vino non cresce su una pianta come un’albicocca…

Scherzi a parte, il nostro non è stato un vero e proprio passaggio. In effetti tutt’oggi continuiamo ad essere degli industriali tessili prima pur avendo sempre avuto un a forte passione per il mondo del vino:nel 1999, infine, ha preso forma in quello che oggi chiamiamo Arcipelago Muratori. La spinta a fare qualcosa di importante nel mondo del vino nasce dalla conoscenza di Francesco Iacono, allora ricercatore e consulente all’Istituto di San Michele all’Adige a Trento. Mio papà conosce Francesco che aveva quest’idea: pensare prima alla terra e poi al vino, ne rimane affascinato e nasce l’Arcipelago!

Chi è Arcipelago Muratori?

Arcipelago Muratori vuol dire quattro tenute diverse dove produciamo quattro vini diversi, il vino secondo noi più legato a quel territorio. Villa Crespia, in Franciacorta, dove produciamo Franciacorta, Rubbia al Colle a Suvereto in Val di Cornia per i Vini Rossi, Oppida Aminea nel Sannio beneventano con i nostri vini “gialli” e Giardini Arimei sull’Isola d’Ischia dove nasce il nostro Passito Secco.

Arcipelago. Il nome dà l’idea di elementi diversi uniti tra loro da un filo conduttore. Perché la scelta di questo nome e qual è quel filo?

Arcipelago appunto con l’idea di pensare alle nostre quattro tenute come a quattro “isole” diverse, anche se in realtà di isola vera e propria ce n’è solo una ed è Ischia! Ciascuna della quattro “isole” fa parte di un unico arcipelago, nel senso che c’è un unico filo conduttore che è quello di pensare a ciascun territorio e al suo vino di conseguenza.

Di aziende che possiedono più cantine in Italia ce ne sono molte, ma poche o nessuna ha un collante che lega tra loro le diverse realtà come succede nel caso dell’Arcipelago. In Franciacorta produciamo solo Franciacorta, in Toscana in Val di Cornia non facciamo vermentino ma solo Vini Rossi da uve sangiovese e da taglio bordolese, il Sannio beneventano è per noi l’isola dei “vini gialli” (fiano, greco, falanghina e coda di volpe, intesi gialli per la loro struttura e ricchezza, per altro nel bicchiere il vino non è bianco, ma giallo!!) e dunque non produciamo aglianico. Per ultima l’Isola d’Ischia dove nasce un vino da uve surmature di biancolella, forastera, uva rilla, san lunardo e coglionara, varietà autoctone ischitane. Dunque un paesaggio e il suo vino, questo è l’Arcipelago

La Franciacorta è stato il primo territorio a cui avete magistralmente fatto onore. Come interpretate il legame con questa terra?

La Franciacorta è la nostra terra d’origine, la mia famiglia nasce in Franciacorta e forse è, per assurdo, il territorio dove più di tutti abbiamo dovuto affermare con tenacia, anno dopo anno la costanza qualitativa dei nostri prodotti.

Oggi, a 14 anni di distanza dalla nostra prima vendemmia, credo che questo primato ci venga riconosciuto ed è davvero una bella soddisfazione per Villa Crespia. Il legame con questo territorio lo trasmettiamo nella scelta del Dosaggio Zero, quando la natura si fa bollicina! Produciamo tre Dosaggio Zero: uno chardonnay in purezza, il NumeroZero, un pinot nero in purezza, il Cisiolo e la nostra Riserva, anch’essa blanc de noir, che prende il nome appunto da Francesco Iacono, come lo chiamiamo noi il vitienologo dell’Arcipelago!

Oggi nel mondo del vino pare sia d’obbligo la moda “dell’innovazione che diversifica” quasi dimenticandosi il rispetto per la materia prima. Come coniugate la necessaria innovazione, soprattutto nelle tecniche, con la tradizione anch’essa indispensabile per la produzione delle preziose bollicine?

Villa Crespia è una cantina che nasce nel 2000 quindi che sceglie soprattutto di essere innovativa e tecnologica; è un spazio atto a produrre un vino di altissima qualità più un “ambiente magico coi profumi di legno e barrique che tanto riescono ad ammaliare i visitatori”. La cantina significa per noi mettere in bottiglia il lungo e delicato lavoro di vigna, che ci porta a raccogliere uve di grande qualità che raccontano il paesaggio da cui provengono.

La Franciacorta è un pezzo di terra lombarda compreso fra il Lago di Iseo e il Lago di Garda. Il sottosuolo ha una struttura varia e complessa al punto che si possono individuare, grazie a uno studio condotto in collaborazione con il Consorzio di Franciacorta, sei zone profondamente diverse dislocate a macchia di leopardo su tutto il territorio (chiamate Unità di Paesaggio UP). Da queste “sei” diverse Franciacorta, produciamo sei tipi diversi di Franciacorta uno per ogni zona omogenea individuata: da sei Paesaggi. Villa Crespia è la prima Tenuta franciacortina a compiere questo passo e la prima a non produrre vini bianchi o rossi tranquilli.

Toscana e Campania. Semplice diversificazione aziendale?

Quando si è trattato di individuare l’ “isola” dei vini rossi non si è pensato ad altro che alla Toscana, ma non alla solita, una Toscana nuova e diversa. Ci siamo innamorati della Val di Cornia e dei suoi suoli ed è nata Rubbia al Colle. Nel 1999, sarebbe stato scontato pensare alla Sicilia o alla Puglia come zone di produzione vitivinicola, ma Francesco Iacono (ischitano d’origine) ci ha portato in Campania, una regione con un patrimonio varietale ampissimo. Abbiamo pensato al Sannio beneventano, e non alla più famosa Irpinia, per i vini da uva a bacca gialla e poi Ischia dove abbiamo recuperato una cantina del 1700 completamente scavata nel tufo verde che si trovava in uno stato di totale abbandono ed è nata Giardini Arimei. Oggi devo dire che un po’ ischitana (e non solo franciacortina) mi sento davvero!

Dopo il biologico e il biodinamico arriva il Simbiotico. Perché e come nasce questo progetto?

Simbiotico perché come raccontiamo sul nostro sito web: “l’Arcipelago Muratori è vitivinicoltura della diversità, della simbiosi e del sapere avere cura; è desiderio di essere territorio, rispettando l’ambiente. 170 ettari di vigna in 4 territori vitivinicoli italiani, in cui lavorare per fare non solo vini DI territorio ma anche PER il territorio: vini come paesaggio liquido. In ogni territorio, quindi, una sola tipologia di vino al fine di esaltare la qualità dei diversi ambienti, minimizzando l’impronta ecologica.” Simbiotico inizia nel 1999 quanto abbiamo impiantato i nostri vigneti e lo abbiamo fatto micorrizando i suoli con la collaborazione del Centro Nazionale Ricerche (CNR) di Pisa.

Simbiotico parte dal concetto di bosco, dall’idea che il suolo in uno stadio pre-umano possa essere autosufficiente. Suoli che per anni hanno prodotto colture supportati da costanti trattamenti sistemici hanno perso la loro autonomia. Simbiotico vuol dire riportare i terreni ad uno stadio preesistente, vuole ricreare quella rete di connessioni tra le radici della vigna, il suolo, i microorganismi che lo popolano (funghi e batteri), le radici delle altre piante, altre colture, insetti ecc.

Abbiamo lavorato negli anni rilasciando sulle vigne questi consorzi fungini e microbici che ci hanno portato oggi ad avere piante più sane e resistenti alle malattie. Questo ci ha portato a ridurre al minimo qualsiasi intervento in vigna, interveniamo oggi solo con rame e zolfo ma in quantità assolutamente basse e con l’obiettivo di ridurle a zero semplicemente curando la pianta attraverso la micorrizzazione.

Vino Simbiotico. Qual è il valore aggiunto?

Le uve che raccogliamo hanno un potere antiossidante maggiore, come da certificazione che ogni anno il CNR di Pisa ci rilascia (vedi allegato). Conseguentemente in cantina controlliamo la temperatura ed usiamo prodotti di origine vegetale, ma evitiamo tutte le pratiche di chiarifica, filtrazione e aggiunta di solforosa che tendono ad impoverire il vino. Rispettiamo l’ambiente non solo con viticoltura ed enologia rispettose ma con l’intero processo produttivo, bottiglie, carta e cartoni derivano da attività di riciclo. La cantina funziona con energia rinnovabile.

IL VINO DIVENTA CONSAPEVOLMENTE SOGGETTO ATTIVO NEL RISPETTO E NELLA CONSERVAZIONE DELL’AMBIENTE. Questo credo sia il valore aggiunto del Simbiotico.

Organoletticamente ho notato che il vino simbiotico, dal Franciacorta al Bianco Campania IGT passando per il Sangiovese, tende a mantenere i caratteri varietali del vino…ho come l’impressione che nel processo di vinificazione si voglia mantenere la tipicità e l’originalità della materia prima. Trovo che non sia il vino fatto solo per venire incontro al gusto “commerciale”. È solo una mia impressione?

Confermo! L’idea dei nostri Simbiotici è proprio quella di mantenere i caratteri dell’uva da cui nasce nel paesaggio (suolo, clima ecc.) dove nasce. Penso che si parli sempre troppo di cantina e troppo poco di vigna!!

Cos’è per voi la qualità e come si può ottenere?

Qualità è esprimere il paesaggio da cui nasce quell’uva

Il pubblico percepisce il valore del vino simbiotico? Più italiano o più estero?

Quando siamo partiti con il Simbiotico pensavamo in pochi avrebbero recepito il messaggio e che sarebbe passato come uno dei tanti vini senza solfiti aggiunti, invece è un successo sia in Italia che all’estero. Non è vero che in Italia il consumatore non è sensibile a questi temi.

È difficile secondo lei educare il consumatore al rispetto per l’ambiente che passa anche attraverso la scelta del vino fatto con consapevolezza?

No, non lo è! Il consumatore è sempre più attento a capire cosa sta dietro ad un prodotto, la sostenibilità oggi è uno dei temi più sentiti.

Quale forma di comunicazione a riguardo?

Credo che il web, inteso come blog e social network, rivestano un ruolo fondamentale per informare il consumatore, ma non va sottovalutata l’importanza del punto vendita inteso come supermercato, enoteca, wine bar ecc.

Tra le isole dell’Arcipelago c’è anche Giardini Arimei. Qual è il posto che occupa questa straordinaria realtà isolana nel vostro “management”?

Se parliamo di ettari vitati, sull’Isola d’Ischia coltiviamo solo 4 dei 180 totali delle Tenute dell’Arcipelago. Tuttavia Giardini Arimei rappresenta per noi un vino speciale ed irripetibile, prodotto con uve coltivate solo su Ischia (biancolella, forastera, uva rilla, san lunardo e coglionara) con tecniche di vinificazioni antiche da noi riprese ed adattate secondo i canoni dell’enologia contemporanea. Quindi un vino unico da un’isola unica ed irripetibile per le sue straordinarie bellezze, tipicità e affascinanti contraddizioni.

Ci racconta in due parole in Passito Secco Giardini Arimei?

Giardini Arimei è il Vino delle Tre Stagioni e delle Sette Vendemmie. È un vino unico: per le sue molteplici vendemmie praticate lungo i mesi, da agosto a dicembre, che attraversano tre stagioni, per il metodo di vinificazione che segue tecniche particolari e antiche di secoli nei restaurati palmenti, per la prorompente armonia di aromi e di profumi, degni di Arime, la terra di fuoco, cioè il terroir di Ischia.

Un vino unico che inizia dolce per finire secco, avvolgente e sensuale con una capacità di abbinamento che anche per questo ne fa un prodotto unico. Va d’accordo con i formaggi, con i dolci secchi e persino con il fois-gras. Ora dà vita ad una pastiera tutta nuova, ideata da Ugo Mignone dell’omonima pasticceria di Piazza Cavour a Napoli.

So che non si dovrebbe…ma c’è un vino nella gamma che occupa un posto privilegiato nel vostro cuore?

È Giardini Arimei, anche perché adoro Ischia e gli ischitani!!

In una sola parola la realtà Arcipelago Muratori.

Se solo una parola deve essere allora Arcipelago Muratori è Simbiosi.

Ci lascia con un saluto?……

Grazie per quest’occasione e per aver potuto raccontare della nostra storia. Domattina parto soddisfatta alla volta di Dusseldorf, dove racconterò del nostro Arcipelago ai visitatori del Prowein, una delle fiere dedicate al vino più importanti al mondo.

Parto felice, perché sono convinta che la gente sia sempre più attenta ai valori che noi tentiamo di comunicare attraverso i nostri vini che vogliono raccontare, in Italia e nel mondo, il paesaggio dal quale arrivano, attraverso la qualità costante e pratiche agricole ed economiche attende e sostenibili!

Per chi volesse toccare con mano siamo al Vinitaly Padiglione 7 Stand B5.

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