• Gio 21 Nov 2024

La Vrille, la viticoltura eroica in media Valle d’Aosta

L’Azienda

Riservo una cura particolare e rispettosa alla pianta per evitare trattamenti superflui al vigneto, arrivando alla vendemmia con un grappolo sano e maturo. In cantina poi, con l’aiuto dell’uomo, la natura farà il suo lavoro normale.

Queste le parole di Deguillame Hervé Daniel, titolare e viticulteur encaveur da oltre vent’anni a Verrayes (AO), nato in Francia e bisnipote di valdostani emigrati; il nome della sua azienda vitivinicola e agrituristica, La Vrille, tradotto in italiano, significa viticcio della vite. Non solo cantina però: La Vrille – Chambres d’Hôtes, integralmente ristrutturata recuperando elementi di una vecchia baita del 1700, dispone anche di seistanze indipendenti molto accoglienti, con vista panoramica sul Mont Avic. Presente in struttura, inoltre, un piccolo allevamento di animali da cortile, un orto con serre e un frutteto, il tutto per una cucina “a chilometro zero”.

La cantina, costruita nel 2005 e scavata nella roccia (marmo verde di Verrayes), comprende una sala degustazione, oltre a un locale per l’affinamento e l’imbottigliamento; la produzione è di circa 18.000 bottiglie all’anno.

Ho appuntamento in tarda mattinata di una torrida giornata di agosto con il signor Hervé, che mi propone una visita dei vigneti, attraverso diverse tappe, un percorso itinerante che circonda la tenuta, comprendenti un’area pic-nic e una terrazza con vista sulla vallata, dove viene servito, per piccole comitive, un Aperò accompagnato da un ricco buffet. Per chi ama camminare tra vecchi borghi e castelli, ricordo che la Valle d’Aosta ospita cinque tappe del percorso della “Via Francigena”, alcune proprio in queste zone.

Il territorio e le vigne

Seguendo il corso della Dora Baltea troviamo la zona viticola della Media valle, che va da Arvier a Saint-Vincent, passando da Aymavilles, Nus e Chambave, piccolo comune e una delle sette sottozone della regione, posizionato a una manciata di chilometri dalla Cave de La Vrille, tra i 650 e gli 700 metri di quota. Qui si pratica una viticoltura eroica attraverso il duro lavoro in vigna, caratterizzata dalla presenza di terrazzamenti sorretti da muretti a secco, in alcuni casi risalenti a tempi antichi. I vigneti sono allocati su ripidi pendii di origine morenica, con buona componente sabbiosa, all’interno di un anfiteatro naturale con esposizione tra sud e sud-est; nei circa tre ettari vitati di proprietà sono allevati, prevalentemente a Guyot ad archetto, muscat a petit grain (in italiano moscato bianco), petite arvine, cornalin, vuillermin, pinot noir, fumin, petit rouge, nebbiolo. Sebbene senza la certificazione “bio”, sono usati prodotti ammessi in agricoltura biologica, secondo la filosofia aziendale che ha come obiettivi il pieno rispetto per l’ambiente circostante.

La degustazione

Vallée d’Aoste DOC Chambave Muscat – 2022

Questo muscat à petit grain si svela nel bicchiere con un tono paglierino chiaro, ma è al naso che si esprime al massimo, con un ventaglio ricco di profumi che vanno dalla lavanda e il gelsomino alla frutta matura, pesca e albicocca in primis, e ancora vaniglia, salvia, timo. In bocca, è secco, di bella struttura, caldo e piacevolmente sapido, accompagnato da un leggero ammandorlato e da un’infinita persistenza.

Vallée d’Aoste DOC Vuillermin – 2020

Rimango davvero colpito da questo autoctono valdostano, che si veste di un rubino scuro. Per l’invecchiamento del vino, sono impiegati tonneau da 300 e 500 litri; l’uso accurato del legno, in questo caso per almeno 12 mesi, assicura uno stile delicato, per nulla invadente. Al naso, spicca la viola e la violetta, avvolte da frutti di bosco e una velata tostatura; davvero gustoso con un’acidità agrumata e un tannino setoso ben integrato; per questi caratteristiche, Hervé consiglia una temperatura di servizio abbastanza “fresca” per assaporarlo al meglio e un abbinamento con pesci grassi.

Vallée d’Aoste DOC Cornalin – 2022

Cornalin in purezza vinificato e affinato solo in acciaio; rubino vivo con unghia violacea. Caratteristico all’olfatto con sentori di bacche selvatiche, erbe di montagna e spezie; sorso pieno con buona freschezza, sottile mineralità e moderata tannicità.

Vallée d’Aoste DOC Fumin – 2022

Questo vino dal grande potenziale di invecchiamento, anche di oltre dieci anni, si offre all’assaggio di un colore rosso intenso con riflessi porpora; 12 mesi in botte regalano note di fiori scuri e frutta rossa matura, ma soprattutto tipici profumi terziari, come liquirizia, vaniglia, chiodi di garofano, pepe bianco, che si chiudono con una sfumatura appena percettibile di goudron. Caldo e asciutto in bocca, di buon corpo e dai tannini eleganti.

Vallée d’Aoste DOC Pinot noir – 2018

Le uve subiscono una macerazione a freddo per una settimana prima della vinificazione, successivamente il vino affina per 12 mesi in botti di varie dimensioni e di media tostatura: per Hervé “il legno è un materiale per invecchiare, non per nascondere il gusto del vino”. Rubino chiaro brillante, elegante il naso nei toni floreali e fruttati, avvolti da erbe aromatiche, cuoio e spezie; l’assaggio è fresco, di media struttura, dal tannino soffice e dal finale appagante con richiami vegetali.

Clairetz – Vin rouge

La storia di questo rosso locale senza denominazione e senza annata è ricca di interessanti curiosità ed è nota fin dal Medioevo. Lascio una sua breve descrizione alle parole estratte dal “Saggio sulle viti e sui vini della Valle d’Aosta” di Lorenzo Francesco Gatta, studioso di viticoltura: «Cos’è dunque il Clairetz? La stessa domanda che ci poniamo oggi è stata probabilmente pronunciata già nel 1494, quando questo vino tra i più rinomati della valle, secondo un attento osservatore dell’epoca Passerin d’Entrèves, è stato servito alla tavola di Carlo VIII, Re di Francia… Una lunga storia quella del chiaretto di Chambave. Luminosa e ricca di citazioni negli scritti degli storici, tutti intenti a tessere le lodi di un vino da pasteggiare nel genere dei buoni vini francesi, secondo gli scritti del Gallesio, che annota come sono quelli di Careme, Gattinara e Giambava, i più pregiati tra i vini da nebbiolo.»

Oggi il Clairetz di La Vrille nasce con l’intento di recuperare e rivitalizzare la produzione di vitigni tradizionali, tra cui, naturalmente il nebbiolo (localmente chiamato picotendro) presente all’80%, mentre la restante parte è data dal neyret. La peculiarità di questo vino è l’appassimento delle uve per dieci giorni in cassette e un successivo affinamento in botti di legno per un anno e altri 12 mesi in bottiglia. Alla vista è rosso rubino molto scarico con qualche riflesso granato; olfatto fine ed elegante con buona presenza di frutta matura, rosa canina e vegetale secco. Ricco e fresco in bocca con un retrogusto di liquirizia e un tannino ben presente.

Vallée d’Aoste DOC Chambave Muscat Flétri – 2020

Il passito “per eccellenza”, invitante fin dal colore oro con sfumature ambrate; le uve, raccolte in piccole cassette, riposano nel fruttaio per almeno due mesi, arrivando a perdere dal 48 al 50% di peso. I profumi sono sorprendenti fin da subito e colpiscono per una grande eleganza e una assoluta pulizia; in prima battuta, si avvertono aromi di biscotto alla vaniglia, poi si fanno strada i fiori d’acacia, la frutta a pasta gialla e il miele. Bocca vellutata, ampia e dolce (residuo zuccherino 200g/l), ma mai stucchevole perché piacevolmente bilanciato dalla freschezza; chiude con una sensazione di mandorla dolce.

Contatti

La Vrille

Hameau du Grangeon, 1

11020, Verrayes (AO)

cave@lavrille.it

www.lavrille.it

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