Mare, tacchi e fatica: il Rossese di Giovanna Maccario Dringenberg
L’Azienda Agricola Maccario Dringenberg
L’aria carica dei profumi della macchia mediterranea sembrava quasi liquida, densa, mentre creava finti riflessi sulla strada che, da San Biagio alla Cima al margine estremo della Liguria da dove tendendo l’orecchio puoi già quasi sentire parlare francese, saliva verso le vigne: il caldo era palpabile così come lo era l’entusiasmo di Giovanna.
Giovanna Maccario, snella e di un’eleganza naturale, racconta le sue vigne, il suo lavoro e i suoi vini con l’amore e la consapevolezza di una madre che sa di avere allevato dei bravi figli di cui può – e deve – andare giustamente orgogliosa.
Vigne allevate ad alberello provenzale su terrazzamenti a dir poco ripidi, lavorazione – manco a dirlo – totalmente manuale così come manuale è parte del conferimento dell’uva nella piccola cantina di proprietà nel centro storico di San Biagio, dato che i carruggi e le scale impediscono l’accesso ai mezzi motorizzati. Giovanna si muove disinvolta sugli alti tacchi lungo i filari confermando quella sensazione di eleganza innata che trasmette fin dal primo istante.
Sono nata a Sanremo, sono del toro – racconta – e mi sono laureata in architettura al Politecnico di Milano. Come sei entrata nel mondo del vino? A forza…la mia famiglia fa vino da sempre; mio padre è mancato circa 20 orsono e io, unica figlia, mi sono trovata, poco più che ventenne, a prendere in mano vigne e Azienda.
La conversazione continua su argomenti più tecnici, ma ciò che colpisce veramente è la passione che comunica mentre racconta la storia di quei vigneti, indicandomi, tra le altre cose, antichi ceppi di Rossese bianco e Massarda, un antico autoctono a bacca bianca ancora a piè franco. Con altrettanto evidente soddisfazione mi mostra i vigneti che costituiscono il cru Luvaira di Rossese di Dolceacqua Doc costituiti da viti centenarie.
Su che suoli avete i vigneti? Alcune vigne vivono su arenaria calcarea, altre su argille solidificate che, a contatto con gli agenti atmosferici, si rompono in lamelle e pezzettini; in dialetto questa formazione prende il nome di “sgruttu” ed è caratterizzata da una minor capacità di trattenere l’acqua.
Nella tua zona, storicamente, la produzione del vino era a uso famigliare o era anche oggetto di commerci economicamente importanti? Il vino sino all’avvento della Doc nel 1972 era in prevalenza venduto sfuso in piccole botti per essere consumato in zona..
Oltre all’olivo e alla vite, quali altre coltivazioni erano tradizionali nella zona del Rossese? Agrumi e zagare da fiore per il mercato dei profumi di Grasse; me le ricordo ancora io ma ora non si trovano più, e poi rose, rose, rose….morte anch’esse…ora vengono coltivati arbusti da taglio tipo ginestra bianca, mimosa, pitosforo…e olivi.
Il Rossese
Sono cosciente di essere sul punto di avventurarmi in una valle di lacrime. Infatti, sotto il nome Rossese sono noti sia vitigni autoctoni tra loro in realtà scarsamente affini sia altri messi recentemente in sinonimia proprio con il Rossese stesso. Inoltre, la situazione è in continuo divenire e pertanto ciò che è ritenuto vero oggi non necessariamente lo sarà domani! In ogni caso consoliamoci…se così non fosse saremmo ancora convinti che la Terra fosse piatta.
Sono noti sette “Rossese” omonimi di cui due a bacca rossa. Il Rossese di Dolceacqua, considerato coincidente con il francese Tibouren, e il Rossese di Campochiesa, nell’entroterra di Albenga. Per quanto riguarda l’origine del Rossese di Dolceacqua è attualmente assai complesso stabilire se tale vitigno sia arrivato in provincia di Imperia dalla Francia meridionale (dov’è appunto chiamato Tibouren) o viceversa. La genetica del Rossese di Campochiesa (SV), ancora lungi dall’essere chiarita, è tuttora oggetto di indagine. Tra le forme a bacca bianca una di queste è risultata essere in realtà uva Grillo e quindi di origine siciliana. L’unico Rossese bianco attualmente incluso nel Registro nazionale delle varietà di vite è quello originario di Roddino e Sinio in alta Langa (Cuneo); la domanda di registrazione ufficiale è stata recentemente inoltrata anche per il Rossese di Arcola (La Spezia) col nome di Ruzzese. Sono note esistere almeno altre due varietà di distinte definite Rossese a bacca bianca di cui una proprio nei dintorni di San Biagio alla cima e l’altra nei pressi di Monforte d’Alba (Rossese di Monforte): tali varietà sono tuttora oggetto di indagine genetiche per chiarirne la loro reale identità e storia.
Azienda Agricola Maccario Dringenberg: i vini degustati
Rossese di Dolceacqua Doc 2011 14% vol.
Il color rubino vivo di questo vino, anche se non molto intenso, ricorda il calore del sole che lo ha creato mentre le sue lacrime, fitte e lente lungo le pareti del bicchiere, palesano un grado alcolico altrimenti difficilmente intuibile. Dopo aver gratificato la vista giunge il momento di emozionare l’olfatto: in naso, non particolarmente intenso, è però molto fine di buona complessità. Inizialmente si offre con note di erba fresca, frutta rossa fresca ed evidenti note speziate di pepe nero; lasciandogli il giusto tempo si apre rivelando sentori di cuoio, tabacco e cioccolato al latte. È così giunto il momento di assaggiarlo: in bocca è fine, intenso, equilibrato, di piacevole beva e con tannini eleganti e non aggressivi; il corpo è più che soddisfacente e gli aromi terziari sono più evidenti rispetto al naso. Buona la lunghezza che raggiunge senza difficoltà i 6”.
Rossese di Dolceacqua Superiore Doc Luvaira 2010 14,5% vol.
Il colore rubino con riflessi granati tradisce l’anno di vita in più di questo prestigioso cru rispetto al vino precedente. Il naso, anche in questo caso, è decisamente improntato a finezza e complessità: i profumi, timidi ma di grande fascino, vogliono farsi scoprire e sfidano l’olfatto di chi ha la fortuna di provare questo vino. La frutta rossa matura, subito ben presente, lascia emergere note di violette appassite, piacevoli sentori balsamici che donano al Luvaira una notevole verticalità; col tempo si offrono ai nostri sensi anche le spezie – il pepe su tutte – e il tabacco. In bocca è intenso, di corpo, ancora fresco, giustamente tannico e di grande sapidità….ma d’altro canto è un vino nato dal mare! È, in tutta sincerità, un po’ più corto di quanto non fosse lecito aspettarsi.
Rossese di Dolceacqua Superiore Doc Posaù 2010 14% vol.
Il rubino vivo di questo vino lascia immediatamente intuire di trovarsi di fronte a un bicchiere ancora nel pieno della sua vigoria, con una vita lunga e felice davanti a sé. Il naso, fine e complesso più che intenso, emoziona e diverte per la sua complessità e la sua evoluzione nel bicchiere permettendo una continua ricerca e scoperta di nuovi aromi e di nuove sensazioni. La frutta rossa matura si accompagna a profumi di prugne essiccate e fiori rossi secchi; col tempo si percepiscono note di piccoli frutti di bosco in armonia con sentori di cioccolato fondente, pepe nero e cuoio. In bocca è di corpo, intenso, caldo, con tannini evidenti ma eleganti e piacevoli; notevoli risultano essere ancora una volta la freschezza e la sapidità.
Azienda Agricola Maccario Dringenberg
Via Torre 3
18038 – San Biagio della Cima (IM)
Bibliografia di riferimento
AA.VV. Schede ampelografiche delle varietà di vite idonee alla coltivazione in Regione Liguria. Quaderni di agricoltura. Regione Liguria
Robinson J., Harding J., Vouillamoz J. 2012. Wine Grapes: a complete guide to 1,368 vine varieties, including their origins and flavours. Harper Collins Publisher
Schneider, A.; Mannini, F. 2006. Vitigni del Piemonte. Varietà et Cloni. Regione Piemonte, Torino
Torello Marinoni, D.; Raimondi, S.; Ruffa, P.; Lacombe, T.; Schneider, A. 2009. Identification of grape cultivars from Liguria (North-Western Italy), Vitis 48 (4), 175-183.