• Ven 14 Mar 2025

Quando le parole non bastano: i Valtellina Superiore Docg di Paolo Balgera

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Tratto da: Emozioni di Battisti – Mogol

Un tramonto sul Monte Pelmo dopo un temporale, il Mosè di Michelangelo, le grandi cattedrali gotiche, ovvero la pietra che emoziona, commuove, stordisce per la sua ineffabile capacità di attraversare i sensi giungendo direttamente all’anima. Poco importa che l’artefice di tanta bellezza sia l’immensa forza delle placche tettoniche capaci di riportare alla luce innumerevoli antiche creature marine trasformate in roccia dall’inarrestabile trascorrere dei secoli oppure la l’incontenibile ispirazione di un artista in grado di far emergere la forma nascosta nel marmo o, ancora, le mani sapienti di generazioni di dimenticati artisti che – anno dopo anno – diedero vita a imponenti incarnazioni lapidee della loro fede. Ciò che davvero conta è la l’unicità di emozioni, di momenti e sensazioni che queste meraviglie sono in grado di suscitare in chi le osserva, prescindendo – per una volta – dalla sua istruzione, dal suo censo o dalla sua nazionalità.

La pietra, dunque, come parte integrante della bellezza e della vita fino a diventare essa stessa vita quando utilizzata per coltivare, abitare o costruire oggetti indispensabili alla nostra vita quotidiana. Ecco quanto avvenuto nei secoli sui pendii settentrionali – e di conseguenza splendidamente esposti a Mezzogiorno – della Valtellina dove instancabili generazioni di contadini hanno dato forma a migliaia di chilometri di muretti a secco e terrazzamenti sui quali, ancora oggi, si coltiva la vite. Un paesaggio unico, di tale stupefacente bellezza che non poteva che ospitare un vitigno in grado di completarne il fascino in virtù della sua nobiltà e della sua elegante ritrosia: il Nebbiolo, il padre nobile di molti dei più grandi vini d’Italia.

Questa che segue è la storia di un territorio, delle sue numerose sfaccettature e di una famiglia – quella di Paolo Balgera – che da cinque generazioni si impegna a valorizzare le qualità di questa grande uva nel rispetto delle tradizione e della ricerca della sua anima più nascosta realizzando – a modo proprio – ancora una volta il miracolo di trarre emozioni dalla roccia.

La Valtellina e le sue sottozone, ovvero un mosaico di sensazioni

Le antiche origini della viticoltura valtellinese sono ormai accertate e risalgono, con grande probabilità, all’epoca romana anche se la sua nascita in senso più “moderno” è dovuta principalmente ai monaci benedettini durante i secoli X e XI. Nel corso del tempo, con la realizzazione delle imponenti opere di terrazzamento del versante retico, la viticoltura della Valle è cresciuta di fama e di importanza economica vivendo, in modo particolare, del commercio con il confinante Cantone dei Grigioni. Vale la pena di ricordare che, nel corso della dominazione della svizzera Lega Grigia tra la seconda metà del XVI secolo e la fine del XVIII, le tasse agricole alla Lega stessa potevano essere pagate in brente di vino a testimonianza del valore da essa attribuito a tale prodotto.

In tempi recenti, l’indiscusso valore della vitivinicoltura valtellinese fu attestata dal riconoscimento della Doc nel 1968 divenuta poi Docg – per la tipologia Superiore – nel 1998.

La grande complessità pedoclimatica del territorio ha portato a riconoscere cinque sottozone all’interno del Denominazione per tutelare le tipicità gusto-olfattive dei vini in esse prodotte. Tali sottozone – Maroggia (la più recente, approvata nel 2002; 25ha), Sassella (130ha), Grumello (quasi 78ha), Inferno (quasi 55ha) e Valgella (quasi 137ha) da ovest verso est – sono infatti caratterizzate da differenze geopedologiche, microclimatiche e morfologiche, tali da renderle capaci di dar vita a vini con connotazioni ben precise. Nel suo complesso, la zona di produzione del Valtellina Superiore Docg è caratterizzata da disgelo relativamente precoce, scarsità di gelate tardive, ottima insolazione (oltre le 1900 ore/anno), ventilazione costante, scarsa umidità relativa (valori generalmente compresi fra il 65% e l’80%), precipitazioni contenute (in media 850mm di pioggia/anno) e forti escursioni termiche (nel periodo compreso fra aprile-ottobre le temperature oscillano fra i +5° ed i +32°C).

All’effetto benefico del clima si somma quello del suolo: i vigneti insistono su suoli sabbioso – limosi derivanti dal disfacimento del granito e delle rocce metamorfiche che costituiscono gran parte delle Alpi Retiche.

Maroggia

In questa sottozona la viticoltura viene praticata, grazie al terrazzamento dei versanti, a quote comprese fra 270 e i 550m s.l.m. con pendenze comprese tra il 20 e il 60%; il suolo, poco profondo e di origine morenica, poggia sulla roccia spesso affiorante o su un substrato argilloso compatto; si presenta di tessitura franco – sabbiosa, ricco di scheletro e di sostanza organica. Dalle uve Nebbiolo di Maroggia si ottengono vini asciutti dal colore rosso rubino con riflessi granato caratterizzati da ottima armonia e da sensazioni tattili vellutate di grande piacevolezza.

Sassella

Ubicata tra Castione Andevenno e la zona occidentale di Sondrio, la Sassella, il cui nome deriva dall’omonima chiesetta, si contraddistingue per lo scarso spessore dei suoli che raggiungono, in genere, al massimo i 60 – 70cm (ma, talvolta, sole poche decine di centimetri), per l’eccellente esposizione e per la scarsa disponibilità d’acqua dovuta alla sinergia dei due precedenti fattori. Ne derivano vini di grande struttura ed elevato tenore alcolico che sono caratterizzati dai tipici sentori di marasca, piccoli frutti di bosco e viola.

Grumello

La sottozona Grumello, che deve il suo nome all’omonimo castello del XIII secolo ed è divisa dalla Sassella dal torrente Mallero, si estende tra la parte orientale di Sondrio e il comune di Montagna di Valtellina.

Pur non mostrando grandi differenze pedoclimatiche dalla confinante Sassella, la presenza nei suoi vigneti dell’antico autoctono Brugnola conferisce ai vini nei quali è utilizzato un caratteristico profumo di mandorla tostata che va ad arricchire il bouquet derivante dal Nebbiolo riconducibile, generalmente, alle note di piccoli frutti e, in modo particolare, alla fragola, il Grumello, inoltre, si caratterizza per un colore più tenue e, spesso, meno stabile nel tempo.

Inferno

L’evocativo nome Inferno si riferisce, con tutta probabilità, all’asprezza del paesaggio e, soprattutto, alle elevate temperature estive dovute all’esposizione e alla particolare morfologia dell’area interamente racchiusa in un ampia “insenatura” del versante; questa sottozona è situata nel territorio dei comuni di Montagna di Valtellina, Poggiridenti e Tresivio; i suoli risultano essere, come già per la Sassella, particolarmente poco profondi. L’insieme di queste condizioni dà origine ai Valtellina Superiore Docg più austeri, connotati da caratteristiche note floreali riconducibili alla viola e alla rosa appassita; si tratta di vini particolarmente idonei all’invecchiamento.

Valgella

Il nome Valgella sembra derivare dal latino vallicula, ossia vallicella: si tratta della sottozona più orientale, interamente compresa nei comuni di Chiuro e Teglio. I suoli sono i più profondi fra quelli finora descritti arrivando a superare i due metri di profondità e consentendo, in tal modo, una maggiore disponibilità di acqua, anche in virtù di temperature leggermente inferiori. Con queste caratteristiche ambientali, i vini della Valgella si caratterizzano per una struttura più contenuta e, nel contempo, per la grande finezza e la trama tannica elegante e setosa; la minor struttura, inoltre, non va a scapito della longevità che caratterizza i vini di tutte le sottozone di questa Denominazione. Il bouquet dei Valgella coniuga i piccoli frutti con gradevoli note floreali.

Paolo Balgera: Nebbiolo, passione e tradizione

Nel centro di Chiuro – all’interno del palazzo patrizio che fu di Maurizio Quadrio, luogotenente di Giuseppe Mazzini e ultimo discendente di una famiglia che fu annoverata, per secoli, tra le più importanti della Valtellina centrale – Paolo Balgera regge il timone della sua azienda fondata da Pietro Balgera, detto Pedrin, subito dopo la morte, nel 1876, dell’ultimo rappresentante della famiglia Quadrio. L’azienda è a ancora oggi a gestione interamente famigliare: Paolo, che rappresenta la quarta generazione di Balgera a dedicarsi all’attività di famiglia, è infatti aiutato dai due figli, Luca, enologo, e Matteo, perito meccanico, nonché dalla moglie Paola e dalla sorella Daniela, rispettivamente per il lavoro di ufficio e per il settore commerciale.

Paolo Balgera ama definirsi il “il più tradizionalista fra i produttori valtellinesi” e manifesta questa sua scelta produttiva mediante l’uso quasi esclusivo – per circa il 95% dei suoi vini – di legni grandi con capienze comprese tra i 15 e i 100hl, nonché per mezzo dei conseguenti necessari lunghi invecchiamenti e delle fermentazioni integralmente affidate ai lieviti autoctoni. Nella cantina storica – in pietra completamente originale e risalente alla famiglia Quadrio – sono infatti presenti innumerevoli botti di rovere tra le quali ne spiccano, per fascino e importanza, cinque in legno di castagno che hanno ormai superato il secolo di vita. Il legno grande e le pratiche tradizionali di cantina richiedono, però, lunghi tempi di invecchiamento prima della messa in commercio ed ecco, quindi, che in cantina sono ancora in botte tutte le annate a partire dal 1999. Di grande interesse è l’archivio storico aziendale che comprende tutte le annate a partire dal 1954 – del 1953 sono rimaste solo due bottiglie – e che viene impiegato nel corso di importanti degustazioni verticali.

L’Azienda produce attualmente tra le 50.000 e le 60.000 bottiglie, ottenute sia da uve di produzione aziendale – 4ha di vigneto di proprietà in Valgella più altri in affitto tra Sassella, Grumello e Inferno – sia da uve acquistate da conferitori selezionati nel corso degli anni.

Le degustazioni, ovvero la parola passa al vino

Prima di cercare, nonostante il titolo di queste mie righe, di trovare le parole per descrivere in modo adeguato i vini assaggiati, ritengo utile fornire alcuni chiarimenti sulle degustazioni che seguiranno. Tutti i vini di seguito descritti sono ottenuti da uve Nebbiolo in purezza, ad eccezione del Rosso di Valtellina Doc 1999 prodotto a partire dall’80% di Nebbiolo, 10% di Pignola e 10% di Sirah. Tutti i millesimi degustati, dove non diversamente ed espressamente indicato, rappresentano le annate attualmente in vendita. La degustazione si è svolta nel corso della mia visita in Azienda il giorno 10 settembre 2015.

Balgera – Rosso di Valtellina Doc – 1999 – L. 5203

Il luminoso color rubino di questo Rosso di Valtellina Doc sembra dire: fermati e pensa. Pensa agli anni trascorsi, pensa alle viti aggrappate alle rocce di questa Valle, pensa alla grandezza del Nebbiolo. È, però, difficile pensare quando, portato il bicchiere al naso, la sua riservata finezza ti chiede solo di abbandonarti alle emozioni. Nulla di esplosivo, nulla di “gridato”: solo profumi che attendono di essere scoperti. Aprono i piccoli frutti rossi, seguiti dalle tipiche note di violetta appassita e da un sentore ematico, sanguigno che rappresenterà uno dei fili conduttori di questi assaggi. Il suo bouquet si completa, dopo una lieve rotazione, con gradevoli sensazioni di carruba e di scorza di arancia amara.

L’ingresso in bocca è ampio e compatto, connotato da ottimo corpo e da una trama tannica fitta, elegante e ancora piacevolmente nervosa ben armonizzata con l’evidente freschezza. La beva è gradevole, anche in virtù di un alcol perfettamente integrato nella struttura del vino, e la persistenza più che degna di nota.

Balgera – Valtellina Superiore Docg Valgella Riserva – 2000 – L. 5129

Il caldo color granato di questo Valgella si fonde nel calice alle ancora evidenti pennellate rubino in un unicum carico di luce e fascino. Il naso – fine ed elegante – sembra sussurrare i suoi profumi: le note di marasca e piccoli frutti rossi – fragranti, quasi “croccanti” – si susseguono ai sentori floreali di violetta in un ciclico riaffacciarsi di sensazioni ulteriormente impreziosite dal manifestarsi della mineralità della grafite e di quei profumi sanguigni così tipici di questo territorio; i primi aromi terziari sono riconoscibili grazie alle eleganti note di tabacco.

In bocca colpisce per la sua maturità non priva, però, di aspetti giovanili. La pienezza del corpo e la sua avvolgenza sono mantenute sulla sottile linea della vera armonia dai tannini setosi, ma non domi, nonché da un’acidità netta e gradevole. L’importante persistenza ci permette di godere a lungo di un assaggio capace di colpire tanto il cuore quanto i sensi.

Balgera – Valtellina Superiore Docg Grumello Riserva – 2000 – L. 4305

Le caratteristiche cromatiche precedentemente descritte per il Grumello trovano piena espressione in questa Riserva 2000 che, pur presentandosi di un vellutato color granato e mostrando le prime sfumature aranciate sulla lancia, mantiene tutta la giovanile luminosità di un vino tutt’altro che provato dagli anni. Il naso, sempre di grande finezza e complessità ma che svela una maggior intensità olfattiva rispetto agli assaggi precedenti, è maggiormente giocato sul frutto rosso ben maturo che riporta la nostra memoria alla ciliegia, alla marasca e alla fragola. Una lieve – e rispettosa – rotazione permette il liberarsi di note floreali riconducibili al potpourri di fiori rossi. Il bouquet, assai complesso, col tempo si arricchisce degli immancabili sentori ematici oltre che di gradevoli sensazioni di spezie dolci e agrumi amari canditi; il già ampio panorama olfattivo è, da ultimo, completato da un’intrigante nota eterea.

In bocca svela la sua grande capacità di invecchiamento, caratterizzandosi per una spiccata freschezza e una tessitura tannica avvolgente ma ancora piacevolmente ruvida, entrambe indispensabili a sorreggere il corpo, pieno e rotondo, conferendogli una beva piacevolmente facile pur nella sua grande complessità; la lunga persistenza e l’eleganza del fin di bocca permettono di continuare a godere a lungo di questa degustazione.

Balgera – Valtellina Superiore Docg Inferno Riserva – 2002 – L. 5120

Il 2002, annata climaticamente poco felice per buona parte dell’Italia enoica, in Valtellina ha dato vita, al contrario, a vini di eccellente qualità. Questo Inferno, di un perfetto e vivace color granato, si presenta al naso leggermente meno intenso rispetto a quanto fin’ora descritto ma sempre connotato da grande finezza e armonia. Rispetto ai precedenti assaggi, il suo panorama olfattivo, sempre complesso e ampio, si caratterizza per le evidenti note agrumate e la marcata verticalità dovuta alle lievi – ma chiaramente percepibili – sensazioni mentolate.

In bocca colpisce per il corpo, pieno e succoso, nonché per l’armonia e la piacevolezza della beva donategli dal raro equilibro fra rotondità, struttura e una tannicità ancora gradevolmente adolescenziale; la lunga persistenza aiuta a concludere con grande soddisfazione – e rimpianto – anche questa degustazione.

Balgera – Valtellina Superiore Docg Sassella Riserva – 2000 – L. 5128

Un vino emblematico per la Denominazione, capace di rimanere impresso nella memoria fin dal primo sguardo grazie alla calda luce del suo color granato. Il naso, anche in questo caso marcatamente improntato molto più alla finezza che non all’intensità al fine di valorizzare al meglio territorio, tradizione e vitigno, racchiude in sé gli aspetti più tipici dei vini valtellinesi in virtù dei sentori di ciliegia, marasca e fragola nonché delle note di fiori rossi appassiti e delle immancabili sensazioni ematiche.

In bocca questo Sassella spicca per la robustezza del corpo, i tannini particolarmente morbidi e setosi oltre che per la grande persistenza. Da mettere in evidenza sono anche l’ottima succosità e la rimarchevole pienezza, entrambe capaci di soddisfare le sensazioni tattili senza nulla togliere alla sua indiscutibile eleganza.

Balgera – Valtellina Superiore Doc Riserva- Fracia- 1990 – L. 8225

Il nome Fracia indica una specifica vigna all’interno della sottozona Valgella i cui si vini sono caratterizzati da una mineralità particolarmente spiccata.

Questo vino, che a distanza di 25 vendemmie sfoggia ancora un lucente color granato nel quale si notano appena i primi riflessi aranciati, regala al naso un frutto rosso maturo che riporta la nostra memoria alla ciliegia e alla fragola; sono, però, la grafite e la ricorrente nota sanguigna a donargli una personalità particolarmente spiccata, capace di lasciare un segno nei nostri ricordi di degustatori. Lo stupore si rinnova all’assaggio quando notiamo la sua grande integrità e compattezza rese manifeste dall’eccellente equilibrio tra il corpo pieno e succoso e la struttura tannica di grande grazia e fittezza ulteriormente sostenuta da un’acidità ancora evidente. Una bellissima esperienza che si conclude con l’elegante fin di bocca che sembra non volerci mai abbandonare.

P.S. Questo vino non è più in vendita

Balgera – Valtellina Superiore Doc Sassella Riserva – 1997 – L. 2263

La longevità dei vini di Valtellina non dovrebbe più stupirmi ma non riesco a non sorprendermi quando, dopo aver ammirato la luce granata riempire lentamente il bicchiere, inizio a cogliere, inizialmente nel suo insieme e poi più nel dettaglio, la finezza e la complessità del bouquet di questo Sassella. Frutti rossi maturi e rosa appassita rappresentano il tappeto odoroso sul quale il tempo ha delicatamente aggiunto gradevoli sentori di cipria unitamente alle spezie dolci e a sensazioni di cioccolato e tabacco.

Impensabile: ecco come definirei il primo impatto gustativo con questo vino. L’ingresso in bocca è ampio, integro e compatto. L’ottimo corpo è sostenuto da una marcata freschezza e da tannini fitti, setosi e avvolgenti che, per quanto possa sembrare strano, mostrano ancora un evidente nerbo. Lo stupore continua a fine degustazione in virtù di una persistenza che sembra non finire mai prolungando un momento che non avrebbe mai dovuto concludersi.

P.S. Questo vino non è più in vendita

Balgera – Valtellina Superiore Doc Sassella Riserva – 1983

All’inizio dell’autunno del 1983 avevo appena incominciato l’anno scolastico che mi avrebbe portato a conseguire la maturità scientifica mentre, tra le vigne di Valtellina, le uve che avrebbero dato vita a questo Sassella iniziavano il loro viaggio verso la cantina. 32 anni sono trascorsi e il destino ci ha portato ad incontraci ora per mezzo di un bicchiere. Un bicchiere di quelli di cui non è facile scrivere perché non è facile raccontare la patina del tempo sull’etichetta, oppure il momento in cui il tappo abbandona per sempre la bottiglia che ha custodito per tanti anni o ancora il primo gorgoglio aranciato che si produce quando il vino inizia a scendere nel bicchiere.

I primi sentori riportano al profumo delle tisane di frutti rossi e agli infusi di carcadè. Frammenti di altri tempi, quando le mode non avevano ancora cancellato le ultime memorie di un’Italia che oggi non c’è più. Un po’ di pazienza ed ecco aggiungersi altri profumi: i fiori rossi appassiti e una lieve nota di vegetale secco che ricorda il fieno dei pascoli alpini che sovrastano le vigne e poi ancora il tabacco e una lieve – ma preziosa – nota mentolata che aggiunge verticalità ad un bouquet già ampio e complesso.

L’assaggio certo non delude grazie all’equilibrio, sviluppato nei molti anni trascorsi, tra la pienezza del corpo e i tannini ormai totalmente avvolgenti. Le ultime parole sono dovute alla lunga persistenza che mi permette di salutare con calma un amico che mi ha aspettato – in una bottiglia – nel corso di tutti questi anni.

Balgera
Via Maurizio Quadrio, 26
23030 Chiuro (SO)
E-mail: p.balgera@tiscali.it
www.vinibalgera.com

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