9500 volte Bottiglie Aperte
Non è facile raccontare, senza cadere nell’arida enunciazione di numeri e dati, un evento come Bottiglie Aperte 2016: sicuramente, dal punto di vista commerciale la grande affluenza di visitatori e operatori costituisce la parte fondamentale del successo – peraltro sotto gli occhi di chiunque abbia avuto la fortuna di partecipare – ma per chi, come me, cerca di comunicare l’atmosfera e le emozioni, sono le Aziende presenti a rappresentare il vero metro della qualità raggiunta dalla V Edizione di questa manifestazione. Resta il fatto che i numeri hanno l’indiscutibile capacità di riassumere, evidenziando in pochi istanti i grandi risultati di un evento che, di anno in anno, si conferma sempre più come punto di riferimento per gli operatori e gli appassionati del vino di qualità. Ecco quindi, in breve, alcune cifre capaci di dare il polso del successo di Bottiglie Aperte 2016: oltre 170 produttori, più di 4700 partecipanti, di cui 2600 rappresentanti del settore Horeca. La presenza, inoltre, di 250 giornalisti della stampa economica, d’attualità ed enogastronomica, milanese e nazionale, ha contribuito a dare grande risalto all’evento. Da ultimo, ma non certo per importanza, le oltre 9500 bottiglie stappate hanno pienamente giustificato l’evocativo nome di questa kermesse. A tal proposito un plauso va ai sommelier Fisar Milano che tanta parte hanno avuto nel servizio e nel racconto di numerosissimi vini.
Il grande numero di Aziende partecipanti rappresenta senz’altro una grande difficoltà per chi cerchi di raccontare le tante eccellenze poste in degustazione: è, quindi, naturale che ogni narrazione sia incompleta e tralasci, senza dubbio, altri produttori altrettanto meritevoli. Nel corso della mia visita – purtroppo nel solo giorno di lunedì a causa di altri precedenti impegni – ho avuto il piacere di visitare una ventina di produttori che hanno, aspetto decisamente non secondario, sempre mostrato grande cortesia e professionalità. In effetti, la prima cosa che si “degustava” durante ogni incontro era l’entusiasmo, unito a una sorta di “sobrio orgoglio” per il proprio lavoro e per l’appartenenza ad Aziende e territori capaci di rappresentare quell’eccellenza che ha fatto grande l’Italia enoica nel mondo.
La Lombardia ha riconfermato la sua indubbia vocazione spumantistica in virtù di grandi aziende di Franciacorta – cito con piacere Le Marchesine, e Ricci Curbastro – e dell’Oltrepò Pavese, rappresentate in modo eccellente da Oltrenero e da Tenuta Mazzolino; sempre dalle colline oltrepadane, una menzione particolare al Buttafuoco Storico Consortile “I Vignaioli del Buttafuoco Storico” 2012, in rappresentanza della tradizione di rossi strutturati di queste terre.
Il Piemonte ha visto i grandi rossi indiscussi protagonisti: fra le Aziende che ho avuto il piacere di incontrare non posso non ricordare Pio Cesare e Podere Rocca dei Manzoni per i grandi vini di Langa, così come Tenute Sella per l’indiscutibile qualità che esprime con i suoi Lessona e Bramaterra Doc nonché con il nuovo e intrigante Clementina – Vino Spumante Brut Rosato da uve Nebbiolo. Un plauso particolare va, a mio avviso, alla Cantina Clavesana che con i suoi Dogliani Docg mostra come la cooperazione fra viticoltori possa portare a risultati davvero degni di nota. Da ultimo, ma non certo per importanza, l’artigianalità di Forteto della Luja continua a rappresentare un punto di riferimento per il Loazzolo Doc e, più in generale, per i passiti del nord Italia; di sicuro interesse anche loro i due rossi a base Barbera, ovvero Mon Ross (Barbera d’Asti Docg) e Le Grive (Monferrato Rosso Doc).
Per le altre regioni che ho avuto l’occasione di visitare pur se in modo troppo marginale – fatto del quale mi scuso sentitamente – voglio ricordare Alois Lageder (Alto Adige) capace di esprimere eleganza e territorio nei suoi vini e dei quali voglio espressamente citare il Lagrein Lindenburg 2011, capace di riassumere in sé la forza e l’eleganza di un vitigno non sempre sufficientemente valorizzato. Di sicuro interesse, in Toscana, gli assaggi effettuati a Le Macchiole, dove Cabernet Franc (Paleo Rosso) e Merlot (Messorio) riescono esprimere appieno la loro eleganza in virtù della grande cura e dello splendido territorio bolgherese. Ultima, ma non ultima, in questa breve rassegna la Fattoria dei Barbi a Montalcino, di proprietà dell’antica famiglia Colombini. che con i suoi Brunello di Montalcino Docg mantiene alta la bandiera di un grandissimo territorio.