Faccio vino perché…l’Azienda Redondèl, la terra e il Teroldego
…mormorando per l’aprico
verde il grande Adige va;
Tratto da: La leggenda di Teodorico di Giosuè Carducci
La sindrome del foglio bianco mi prende ogni qual volta devo iniziare un nuovo racconto. Non credo sia il non sapere cosa scrivere e neppure la paura di riportare informazioni errate: penso sia la preoccupazione di non saper cogliere “quel qualcosa in più” che c’è dietro ogni racconto, ogni vignaiolo, ogni vino.
Questo fatto è particolarmente vero per Paolo Zanini che, sul sito sito aziendale, racconta in breve la propria storia iniziando ogni frase con le parole “Faccio vino perché….” Ecco, a me piacerebbe, con queste pagine, raccontare i suoi “perché” visti da un osservatore esterno, ovvero trovare il modo di far conoscere Paolo, sua moglie Mara e l’Azienda Agricola Redondèl, attraverso i miei occhi e i ricordi delle ore trascorse in loro compagnia.
Mara e Paolo sono il loro vino: sono ospitali ma riservati, cortesi ma attenti, immediati ma complessi. Mara e Paolo sono soprattutto, e sopra ogni altra cosa, giustamente orgogliosi – non presuntuosi: è ben diverso – della loro terra, della loro storia e del loro lavoro. Una terra – la Piana Rotaliana a Mezzolombardo in provincia di Trento – che, per tutti gli enoappassionati, è sinonimo di Teroldego, un’isola di tradizione là dove il Noce si appresta a confluire nell’Adige e dove meli e Pinot grigio hanno soppiantato molti ambienti naturali e molti vitigni tradizionali. Il Teroldego Rotaliano Doc è una realtà piccola ma profondamente radicata nel cuore di chi lo produce – caparbiamente, contro tutte le mode e tutte le regole del mercato globalizzato – forte della consapevolezza della sua unicità e del suo valore.
Paolo e Mara ne parlano, raccontano la loro storia aziendale e personale, ne descrivono territorio, tradizione e caratteristiche con la giusta consapevolezza di chi conosce a fondo il proprio lavoro perché quel lavoro rappresenta il loro modo di essere perché, in una qual certa misura, loro non solo vivono per mezzo del loro vino, bensì loro vivono quel vino come fosse l’aria, la luce, la terra stessa. È così che dovrebbe essere, è così che oggi è ed è così che auguro loro possa continuare ad essere.
Il Teroldego: la sua storia e il suo territorio
La lunga storia ufficiale di questo vitigno ha inizio il 18 gennaio 1480 nei pressi di Trento – più precisamente a Cognola – con un antico atto notarile in latino per mezzo del quale erano vendute “due brente di buon vino Teroldego già fermentato”. In seguito, il Teroldego viene spesso citato in opere agronomiche quali gli “Annali dell’Agricoltura del Regno d’Italia (Filippo Re, 1811) o nell’Ampelografia dell’Acerbi del 1825. La sua prima descrizione ufficiale si deve al celeberrimo studioso E. Mach, che ne riferì i caratteri distintivi nel 1894. Nel più recente volume “La viticoltura e l’enologia nel Trentino” del 1922 si legge “il Teroldego ama terreni leggieri (sic!), permeabili, alluvionali; ….è però vitigno tipico della plaga fra il Noce e l’Adige, su quel di Mezolombardo (sic!)….Dà un vino assai pregiato, robusto….Il suo bouquet ricorda un po’ il profumo della viola e del lampone; trattato razionalmente diventa un eccellente vino da bottiglia.”
Un insieme di recenti indagini biomolecolari ha evidenziato come sia molto probabile che questo vitigno abbia avuto origine proprio in queste terre; le stesse ricerche hanno, inoltre, fatto emergere inattese parentele fra questa varietà e altri importanti vitigni italiani ed europei. In particolare, il Teroldego è risultato avere dato origine – a seguito di due differenti incroci spontanei con due varietà sconosciute e oggi probabilmente estinte – al Lagrein e al Marzemino, quest’ultimo a sua volta genitore del Refosco dal Peduncolo Rosso; inoltre, il Teroldego, sempre a seguito di incroci spontanei, risulta essere nipote del Pinot noir nonché fratello della Dureza, che ha, a sua volta, dato origine al Syrah.
Dal punto di vista organolettico, questo vitigno dà vita a vini con bouquet caratterizzati da profumi di piccoli frutti di bosco, da note floreali – spesso riconducibili alla viola – e, con l’invecchiamento, a sentori di tè nero. Al gusto, si connota per la buona struttura, la marcata freschezza e la più contenuta astringenza.
La zona delimitata per la produzione del vino D.O.C. “Teroldego Rotaliano” comprende parte del territorio viticolo ricadente nei comuni di Mezzolombardo, Mezzocorona e nella frazione di Grumo del comune di S. Michele all’Adige in provincia di Trento, noto come “Campo Rotaliano”. L’area, della quale la Doc occupa circa 400ha, è situata a una quota d 200 – 250 m s.l.m. sulla sponda destra dell’Adige; la Piana è attraversata dal torrente Noce ed è protetta dalle correnti settentrionali grazie alla presenza di alte pareti rocciose.
Tale piana, di origine alluvionale, è composta principalmente da un banco di ciottoli e ghiaia assai esteso, deposto nei secoli proprio dal Noce; in seguito, l’attività dell’uomo ha reso coltivabile tale piana mediante l’apporto di un sottile strato di sabbia e limo ricavato dai depositi alluvionali del Noce stesso e del vicino fiume Adige. Tutto ciò rende il substrato estremamente drenante – pertanto caratterizzato da una sostanziale aridità edafica, ovvero dovuta proprio alla scarsa capacità del suolo di trattenere l’acqua – e con una composizione molto diversificata in termini petrografici poiché il torrente ha raccolto i propri sedimenti lungo tutto il suo percorso e ha quindi eroso rocce tra lo loro assai diverse.
Dal punto di vista climatico, la zona è caratterizzata da inverni relativamente freddi e abbastanza nevosi ed estati calde, spesso afose di giorno. Le precipitazioni medie si aggirano attorno ai 900mm annui.
L’Azienda Agricola Redondèl: tre ettari di vera passione
Quattro generazioni di vignaioli, la vigna Redondèl, che dà il nome all’Azienda ed è già indicata nell’estimo catastale del 1540-42, altri sei piccoli appezzamenti vitati, condotti secondo le regole di una vera agricoltura biologica, per un totale di circa 3ha di vigneto aziendale dai quali Paolo e Mara ottengono, ogni anno, circa 10.000 bottiglie. Io, di solito, non credo che numeri e date possano descrivere le persone e le loro attività ma, in questo caso, riescono comunque a delineare un quadro di artigianalità, tradizione e conduzione famigliare davvero non comune. L’Azienda Redondèl non è solo il volto pubblico di questa coppia di vignaioli bensì rappresenta anche il loro privato e le loro radici.
Quando Paolo mi accompagna in vigna e mi racconta – ad esempio – che a metà degli anni ’80 si vendemmiava nel corso della prima settimana di ottobre mentre oggi la raccolta dell’uva, normalmente, ha inizio tra il 15 e il 20 di settembre, si percepisce chiaramente come la memoria o le vecchie pratiche agricole imparate da suo nonno e da suo padre siano per lui molto più che semplici informazioni: sono l’essenza del suo modo di vivere, di ciò che è e di ciò che vuole continuare a essere. In seguito, dall’alto di un belvedere mi mostra la Piana Rotaliana, indicandomi i confini della Denominazione e nella sua voce emerge l’orgoglio dell’appartenenza a quella terra di cui si sente, per quanto nelle sue possibilità, custode.
La ricerca della tipicità del vitigno, l’espressione del territorio nel bicchiere, l’uso del tempo come “ulteriore ingrediente” per ingentilire la freschezza e i tannini tipici del vitigno, il legno come strumento che deve arricchire e non monopolizzare il bouquet dei vini e un grande rispetto per l’ambiente: idee essenziali, forse apparentemente ovvie, ma messe realmente in pratica in un connubio esemplare fra competenza, volontà e onestà intellettuale.
Mara e Paolo: grazie di cuore per il vostro lavoro.
Redondèl – Dannato – Teroldego Rotaliano Doc – 2010 – L. 221214
Ottenuto dalle uve provenienti da cinque diversi appezzamenti, vinificate separatamente e in seguito assemblate, il Dannato è figlio di tre anni di affinamento in botti da 25hl di rovere (2/3) e castagno (1/3); la commercializzazione avviene dopo almeno un anno di bottiglia.
È il porpora assolutamente impenetrabile il biglietto da visita con il quale questo vino si presenta all’assaggio: un biglietto che lascia presagire una gioventù ancora non doma nonostante gli anni trascorsi dalla sua nascita. Il naso apre intenso e fine, connotato da profumi “scuri” che riportano alla mente la ciliegia matura, la mora, il mirtillo nero e la confettura di prugne. Il tempo, che lo ha forgiato in attesa del bicchiere, si rivela ancora suo alleato e, lentamente ma con passo deciso, dal calice emergono altri profumi che completano un bouquet già di per sé interessante: lievi e gradevoli sentori di sottobosco si avvolgono intorno alla noce moscata, al cioccolato fondente e alle note dolci della caramella Rossana; un ultimo regalo olfattivo degli anni trascorsi è rappresentato dalle prime eleganti sensazioni di cuoio. In bocca, si presenta ampio, succoso, di corpo e caldo. I tannini – ben presenti ma piacevoli e non aggressivi – unitamente alla spiccata freschezza sorreggono la struttura del Dannato, donandogli equilibrio e piacevolezza di beva; la più che soddisfacente persistenza conduce naturalmente al sorso successivo.
Degustazione del 9 maggio 2016
Redondèl – Beatome – Teroldego Vigneti delle Dolomiti Igt – 2009 – L. I04315
Le uve ottenute da vecchie vigne di oltre 70 anni di età, la fermentazione e il successivo affinamento in botti di rovere da sei o sette ettolitri e l’anno trascorso in vetro prima della loro messa commercio sono alla base, insieme alla grande passione di cui ho già lungamente scritto, delle sole 1870 bottiglie di questo vino prodotte.
Il luminoso color rubino – arricchito dalle ultime pennellate porpora – introduce all’assaggio in modo naturale, come unica inevitabile conseguenza di tanta bellezza. All’olfatto, si presenta intenso, fine e assolutamente tipico. Le prime sensazioni percepite riportano alla fragola e, più in generale, ai piccoli frutti rossi a cui si aggiungono i sentori della ciliegia matura nonché le note floreali del glicine; a questo già ampio panorama olfattivo si uniscono, col trascorre dei minuti, i profumi speziati della noce moscata e del pepe nero nonché un’evidente verticalità balsamica; a chiudere questo affascinante viaggio dei sensi ecco emergere dal bicchiere i sentori di cuoio e di inchiostro di China. Nel corso dei minuti dedicati ad esplorare questo gioco di profumi, il bouquet è sempre stato accompagnato – ma mai sovrastato – da piacevoli sentori boisé, a ricordarci il corretto uso del legno.
L’ingresso in bocca è ampio, succoso e piacevolmente muscoloso. La giusta tannicità e la giovanile freschezza sorreggono l’importante struttura di questo vino, rendendolo armonico ed equilibrato; sempre più che soddisfacente la persistenza e, cosa certo da non trascurare, assai piacevole la beva.
Degustazione del 27 aprile 2016
Azienda Agricola Redondèl
Via Roma, 28
38017 Mezzolombardo (TN)
info@redondel.it
www.redondel.it