Un goloso in Valle Isarco: ambiente, vitigni e vignaioli di uno splendido territorio
La golosità è la curiosità dello stomaco
Jacques Normand, Pensieri di tutti i colori, 1911
Ghiaccio e fuoco, acqua e sole, nord e sud: poche altre zone vitivinicole italiane trovano la propria identità, oltre che nella vite e nel vino, in così tanti fattori apparentemente contrastanti – ma in realtà uniti e resi parte di un unicum indivisibile – quanto la Valle dell’Isarco in Alto Adige (BZ). Ogni suo pendio, ogni sua cima, ogni suo vigneto ci raccontano, infatti, di rocce nate dal magma così come della lenta e imponente opera dei ghiacciai, ci narrano di tradizioni diverse, quella mitteleuropea e quella mediterranea, che qui – non certo senza impegno, fatica e difficoltà – si sono fuse a creare una cultura capace di esprimerle entrambe in un delicato gioco di equilibri.
La Valle dell’Isarco rappresenta la porta dell’Italia sull’Europa ma, nel contempo, anche un pezzo di Austria che, pur non senza difficoltà e a costo di grande impegno, è riuscito a esprimersi e crescere traendo il meglio da entrambe le culture.
Ogni scorcio, ogni paese, ogni calice ci narra un mondo “diverso”: elegante e nobile ma, nel contempo, schietto e genuino, capace di raccontarsi e di accogliere offrendo sé stesso e la propria storia nonché in grado di esprimere un’ospitalità e un’enogastronomia di grande fascino e qualità e ancora, per fortuna, fortemente legate alle proprie origini.
La Valle dell’Isarco: dove le geologia diventa vino
La geologia
La Valle Isarco, scavata in parte dai ghiacciai oltre che dall’omonimo fiume, si snoda, per una lunghezza di circa 80km, tra il Passo del Brennero e la città di Bolzano rappresentando, da sempre, uno sbocco fondamentale verso il resto d’Europa. Nel corso delle righe che seguiranno approfondiremo la conoscenza della sua porzione vitivinicola, ovvero quella compresa tra la conca di Bressanone e Bolzano che rappresenta l’area di produzione di uva e vino più settentrionale d’Italia; in un prossimo articolo, infine, saranno descritte, per sommi capi, gran parte delle Aziende della Valle aderenti all’Unione di Imprese EisacktalWein e sarà raccontato un vino per ciascuna delle Cantine visitate nel corso del viaggio da me compiuto, grazie all’ospitalità degli stessi produttori, nel mese di marzo 2018.
Tale tratto di Valle che, unitamente all’Altopiano del Renon, costituisce la sottozona “Valle Isarco – Eisacktal” della Denominazione di Origine Controllata “Alto Adige – Südtirol” si estende per una lunghezza di circa 45km. I suoi versanti, attualmente, ospitano circa 360ha di vigneti (88% a bacca bianca, 12% a bacca nera) che divengono 462 se si considerano anche quelli siti sull’Altopiano del Renon e facenti parti della sopracitata sottozona Valle Isarco.
La porzione meridionale della Valle, fino a Prato Isarco, si snoda attraverso i porfidi della Piattaforma Porfirica Atesina; questa rappresenta la sua parte più calda dove quotidianamente arriva, per lo meno fino a Campodazzo, l’influsso del vento chiamato “Ora del Garda” e ove si coltivano gran parte dei vitigni a bacca nera – quali Schiava e Pinot nero – oltre a vitigni a bacca bianca tipici di altre zone dell’Alto Adige quali, ad esempio, il Pinot bianco e il Sauvignon blanc.

Diversa è invece la situazione riscontrata tra Chiusa e Velturno ove affiora la diorite di Chiusa; in questo territorio i versanti coltivati sono più ripidi (talora sino al 40% di pendenza) e sono contraddistinti da un suolo sabbioso particolarmente sottile caratterizzato da una matrice grossolana.

Dopo Chiusa Sud, risalendo ulteriormente la Valle, si attraversa la zona caratterizzata dalla presenza di rocce metamorfiche, dette filladi quarzifere, ricoperte da suoli profondi di natura sabbiosa e/o argillosa, che lasciano il posto, all’ingresso della conca di Bressanone, a spessi depositi quaternari di origine fluvio-glaciale; in quest’area la viticoltura si sviluppa, pertanto, su sedimenti grossolani caratterizzati dall’abbondante presenza di ardesia, gneiss e granito; tali sedimenti garantiscono ottima permeabilità e aerazione ai suoli. Nella conca di Bressanone le vigne occupano prevalentemente la sinistra orografica della valle dove godono di ottima insolazione di pendenze generalmente comprese fra il 20 e il 40%, al contrario del resto della Valle dove le vigne occupano prevalentemente il versante destro.

Il clima
Nella conca di Bressanone, nel periodo 1951-2010, la temperatura media del mese più freddo (gennaio) si è attestata a -2,0°C mentre quella del mese più caldo (luglio) è stata di 19,2°C; la temperatura media annua è stata pari a 19,2°C.
Le precipitazioni medie annue si aggirano attorno ai 700mm, mediamente distribuite in 85 giorni con un accentuato minimo invernale, stagione in cui si verificano generalmente a carattere nevoso, ed un picco in estate, quando possono verificarsi frequenti temporali per il contrasto tra le diverse masse d’aria favorito dalla vicinanze delle alte cime alpine.
Con le radici nel passato e lo sguardo al futuro: il presente del vino in Valle Isarco
La storia
La storia della vitivinicoltura fra queste cime ha una storia antica, documentata a partire almeno dal 2000 a.C., grazie al ritrovamento, nei pressi di Bressanone, di un’anfora dei Reti contenente vinaccioli; nel corso del V secolo a.C. vi è testimonianza dell’uso di botti di legno, da parte sempre dei Reti, per la produzione e la conservazione del vino. Tramontato l’Impero Romano, nel primo Medioevo furono i monaci ad occuparsi della coltivazione dell’uva e per secoli la viticoltura venne gestita esclusivamente da loro; data al 1142 la nascita dell’Abbazia di Novacella che, tutt’oggi, continua la produzione di vino rappresentando così una delle più antiche cantine del mondo.
Trascorrono altri anni e, nel XIV secolo, i vini di Bolzano vengono annoverati tra i migliori del Sacro Romano Impero.
Dopo molti altri secoli, con la metà del 1800, inizia un periodo di grandi difficoltà per la viticoltura del territorio prima per l’arrivo di peronospora e fillossera e, in seguito, a causa dei due conflitti mondiali.
La rinascita del settore iniziò a partire dal 1961 con la fondazione delle cantine cooperative di Chiusa e Bressanone che diedero un impulso fondamentale nella rinascita della viticoltura e nella promozione dei vini della Valle. Un altro punto di svolta fu, nell’aprile 1975, l’approvazione della Denominazione di Origine Controllata “Alto Adige” e della sottozona “Valle Isarco” che ne consacrò definitivamente la qualità e la grande importanza. Negli ultimi decenni la produzione, storicamente impostata sulle uve a bacca nera, si è via via sempre più indirizzata verso i vitigni a bacca bianca in virtù di un clima fresco e con grandi escursioni termiche capace di valorizzarne l’eleganza gusto-olfattiva.
La Valle Isarco oggi
La vitivinicoltura odierna in Valle Isarco, oltre a realizzare vini di eccellente qualità che raccolgono ampi consensi di critica e vendita in Italia e all’estero, rappresenta un modello di crescita ecocompatibile ed etico. La forte coesione fra gli attori della filiera enogastronomica e turistica trova compimento nell’Unione di Imprese EisacktalWein che, fondata nel 2015, riunisce oggi la grandissima maggioranza dei produttori di vino (18 Cantine, clicca qui per visualizzare l’elenco dei soci) oltre a varie strutture di accoglienza, ristorazione e promozione, con l’intento di incoraggiare lo sviluppo del territorio favorendo i contatti interni tra i diversi soci e lo scambio di esperienze e informazioni. Un ruolo di grande importanza nella promozione della vitivinicoltura della Valle è ricoperta dalle due più grandi cantine del territorio, ovvero l’Abbazia di Novacella e la Cantina Valle Isarco, entrambe socie di EisacktalWein, che garantiscono l’attività delle numerose aziende viticole che non vinificano le proprie uve.
Nel complesso, le Aziende della Valle coltivano le vigne a quote medie comprese fra i 400 e gli 850m s.l.m (con punte a 920m di quota) e con pendenze mediamente comprese fra il 25 e il 60% ma, talvolta superiori al 100%; in media, le aziende possono contare su circa 1,5ha di vigneto. I soci di EisacktalWein (clicca qui per scaricare la mappa delle cantine aderenti) producono nel loro complesso 2.154.000 bottiglie vendute per il 75% in Italia, per il 15% in Europa e per il rimanente 10% in altri paesi quali Stati Uniti e Giappone (dati gennaio 2018).
Il Törggelen: i masi e la tradizione dell’ospitalità
Un’accogliente stube, ovvero una stanza con la tipica stufa altoatesina, piatti tipici quali le mezze lune ripiene, i canederli, la zuppa d’orzo, la carne affumicata con i crauti e le salsicce realizzati con materie prime locali e accompagnati dai vini aziendali frutto dell’ultima vendemmia. Ecco il Törggelen, un’antica tradizione che prevede l’apertura autunnale di questi locali ospitati direttamente nei masi contadini e che è capace di attirare turisti italiani e stranieri per vivere la vera anima di una Valle che guarda la futuro rimanendo però saldamente – e giustamente – fiera della proprie antiche tradizioni.
I vitigni, ovvero gli altri grandi protagonisti di questa storia
La parte centro settentrionale della Valle Isarco ospita alcuni vitigni presenti, in Italia, quasi esclusivamente in questo territorio oltre ad altri di ampia diffusione – ad esempio Riesling e Gewürztraminer – capaci però di rispondere alle peculiarità pedoclimatiche del territorio dando così vita a vini dai caratteri profondamente diversi rispetto a quelli a quali siamo abituati nel resto del nostro Paese.
Di seguito, saranno approfondite le caratteristiche di tali vitigni, ovvero Grüner Veltliner, Kerner e Sylvaner, rimandando al prossimo articolo la descrizione dei vini ottenuti dai vitigni ad ampia diffusione, quali Müller Thurgau, Gewürztraminer, Riesling, Pinot bianco e Sauvignon blanc.
Grüner Veltliner
Coltivato in Valle Isarco su una superficie di 23,2ha – pari al 6,5% del totale dei vigneti della Valle stessa – questo vitigno a bacca bianca è presente nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite dal marzo 1971 col nome di Veltliner bianco. Menzionato per la prima volta nel corso del XVIII secolo, questo vitigno, alla luce delle più recenti analisi biomolecolari, sembra essere un incrocio spontaneo fra Savagnin – ovvero Traminer com’è localmente chiamato questo vitigno – e una varietà poco studiata, chiamata St. Georgener, rinvenuta a St. Georgen am Leithagebirge nei pressi di Eisenstadt in Austria. Questo fatto lo fa considerare un nipote o un fratellastro del Pinot poiché quest’ultimo mostra un rapporto di parentela diretta proprio col Savagnin.

Questo vitigno – che trova la sua più ampia diffusione in Austria – quando coltivato in territori vocati, e limitandone la naturale tendenza a forti produzioni, regala vini intensi e di corpo, capaci di invecchiare e caratterizzati da sensazioni speziate di pepe oltre che da evidenti sensazioni citrine e minerali.
Kerner
Ottenuto in Germania dal Dott. August Herold nel 1929 incrociando il Riesling con la Schiava grossa, il Kerner è oggi ampiamente coltivato proprio in Germania dove rappresenta la quinta varietà come abbondanza soprattutto nel Rheinhessen e nel Pfalz. Se ne ottengono vini di corpo, dal tenore alcolico piuttosto elevato e dalla spiccata freschezza con marcate connotazioni di frutta matura o candita oltre che da percepibili sensazioni minerali. Nel 2018, in Valle Isarco se ne coltivano 73,6ha pari al 20,5% della sua superficie vitata. È presente nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite a partire dal maggio 1981

Sylvaner
Presente nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite col nome di Sylvaner verde a partire dal maggio 1970, questa varietà, di origine austriaca, si è dimostrata essere un incrocio spontaneo fra Savagnin (ovvero Traminer) e Österreichisch Weiss, un vitigno austriaco coltivato nei pressi di Vienna; quanto scritto lo pone in parentela col Pinot in veste di nipote. È anche da evidenziare che, data la stretta area di diffusione dell’Österreichisch Weiss, è probabile che il Sylvaner si sia originato nei pressi della capitale austriaca; la sua prima menzione risale al 1665 con il nome di Östareiche Rebe presso l’abbazia cistercense di Ebrach in Germania.

In Valle Isarco, attualmente, ricopre una superficie di 66,1ha pari al 18,4% della sua superficie vitata e dà vita a vini di buon corpo, minerali, freschi e floreali oltre che con nitide sensazioni di frutta bianca.