• Ven 14 Mar 2025

Timorasso! Chi è costui? La risposta de La Colombera

È passato solo un anno da quando, su queste pagine, mi sono occupato dei Colli  tortonesi (…ma perché figli di un vino minore?) cercando di comunicare le grandi tradizioni enoiche di queste terre; le uve rosse, barbera e freisa, erano state l’oggetto di quelle righe e oggi, proprio mentre il rito della vendemmia si ripete sempre uguale ma ogni anno differente, torniamo fra queste colline, dolci e selvagge nello stesso tempo, per riscoprire uno dei loro figli più nobili: il Timorasso.

Trascurato, quasi scomparso e poi, come una novella Cenerentola, recuperato e nobilitato da mani sapienti e appassionate e, infine, invitato al ballo: non è la trama di un nuovo romanzo d’appendice bensì la storia – la vera storia – di questo antico vitigno piemontese a bacca bianca coltivato da secoli tra queste vigne.

Il timorasso e la storia dei vitigni a bacca bianca piemontesi.

L’Alessandrino è da secoli la terra piemontese più vocata alla produzione di vini bianchi. Questa caratteristica è stata abitualmente collegata alla vicinanza con i mercati liguri, facilmente raggiungibili tramite i valichi appenninici, e certamente più interessati ai vini bianchi di quanto non lo fossero i mercati milanese e lombardo più in generale (pur esso vicino) così come quello del resto del Piemonte. Già negli anni compresi fra tra il 1304 e il 1309 il bolognese Pier de Crescenzi, attivo ad Asti e autore di un trattato di agricoltura, inserisce nell’elenco delle varietà a lui note la Gragnolata, tipica del Tortonese e generatrice di vini “nobilis saporis et odoris“.

Questo vitigno, peraltro non ancora identificato con certezza, ricompare piuttosto frequentemente nei secoli successivi in diverse aree dell’Alessandrino (Fubine nella prima metà del 1600, Lu e S. Salvatore Monferrato nel 1734-35); nei medesimi documenti sono inoltre già citati altri vitigni a bacca bianca insieme al Gragnolato: Moscatello, Malvasia, Lugliatica, Cortese (la cui prima citazione pare essere del 1614) e Passula. Nell’ Ampelografia della Provincia di Alessandria redatta e pubblicata da De Maria e Leardi nel 1857 descrivono ben 37 varietà a bacca bianca facendo così del Piemonte sud-orientale la zona più ricca di vitigni autoctoni a bacca bianca di questa regione. Attualmente solo il Timorasso e la Barbera bianca sono iscritti al Catalogo Nazionale delle Varietà di Vite consentendone quindi la coltivazione.

Poco è noto sulle parentele del Timorasso con gli autoctoni piemontesi o italiani; recenti analisi genetiche hanno mostrato interessanti parentele fra questa varietà e il Lambruschetto, un vitigno coltivato in una ristretta area nei pressi di Castelnuovo Bormida. Alcuni Autori hanno anche ipotizzato l’esistenza di relazioni genetiche fra il Timorasso e il Nebbiolo ma recenti indagini condotte da Anna Schneider e Jose Vouillamoz non hanno ne hanno trovato conferma.

La Denominazione di Origine Controllata “Colli tortonesi”

Situate nella porzione più orientale della provincia di Alessandria e percorse dalle valli Curone, Ossona e Grue, le colline tortonesi culminano con le cime appenniniche dei monti Giarolo, Ebro e Chiappo; dal punto di vista litologico il territorio è costituito prevalentemente da terreni sedimentari appartenenti alla successione stratigrafica del Bacino Terziario del Piemonte, cioè il complesso di sedimenti che costituiscono i rilievi collinari del settore sud-orientale del Piemonte con esposizione prevalente SW-NE con inclinazioni da 15° a 30°. I suoli, argillo-marnosi e ricchi di litio, conferiscono al vino una spiccata sapidità.

Questa Denominazione d’Origine, riconosciuta nell’ormai lontano 1973, ha visto numerose revisioni del proprio disciplinare di produzione, l’ultima delle quali risale al 2011. All’interno del suo territorio sono riconosciute le due sottozone “Monleale” e “Terre di Libarna”; sono anche previste numerose denominazioni di vitigno la cui regolamentazione è contenuta nel disciplinare.

Nella produzione del “Colli Tortonesi” Timorasso e Timorasso Riserva devono essere utilizzate uve di Timorasso per almeno il 95%; possono concorrere alla sua composizione altri vitigni a bacca bianca non aromatici fino ad un massimo del 5% purché idonei alla coltivazione nella regione Piemonte. I vini soggetti a un periodo di invecchiamento di almeno 21 mesi con decorrenza dal 1 novembre dell’anno di raccolta delle uve possono fregiarsi della menzione di Timorasso Riserva; è ammessa, inoltre, la menzione “vigna” seguita dal relativo toponimo o nome tradizionale.

La Colombera

Nata nel 1937 per volontà e merito di nonno Renato, La Colombera è ora nelle mani di papà Piercarlo e di sua figlia Elisa ed è costituita da circa 20ha di vigneto di cui 14ha in un unico corpo; i suoli prevalenti sono argilloso – calcarei. In vigna, oltre al Timorasso, sono coltivati Cortese, Barbera, Dolcetto, Croatina, Freisa e Bonarda piemontese; per l’affinamento dei vini derivanti da singoli cru sono impiegati legni piccoli quali barriques e tonneaux. L’Azienda produce anche pesche, albicocche, prugne, ciliegie, ceci, grano tenero e foraggio; tali prodotti sono in buona parte direttamente lavorati e trasformati per produrre pesche sciroppate, marmellate e farina di ceci.

Interessante sottolineare l’attenzione posta da La Colombera al mantenimento del germoplasma locale: per il Timorasso, ad esempio, le barbatelle sono prodotte con marze derivante dai vigneti di proprietà sottoposti a selezione massale.

La Colombera e il Timorasso: Derthona e Montino

Il Derthona è ottenuto dalle uve dei quattro vigneti di Timorasso nel cuore centrale della vigna della Colombera. Queste vigne, impiantate nel 1995 sono allevate a controspalliera con potatura a guyot; la densità d’impianto è di 4800 ceppi/ettaro con una resa per ettaro di 60 quintali di uva. I suoli sono costituiti da argille sia chiare sia scure. Il Derthona è affinato sui lieviti per nove mesi in vasca d’acciaio a temperatura controllata.

Annata 2011 – primavera molto calda con calo termico nella parte centrale dell’estate e nuova fase di caldo intenso a fine agosto.

Vino intenso al naso, di ottima finezza e buona complessità che offre note di pietra focaia, agrumi, frutta gialla molto matura e frutta tropicale; evidente la nota di fori di ginestra. In bocca è fresco, intenso, di corpo e di buona persistenza.

Annata 2010 – annata con inverno regolare; i mesi di giugno e luglio sono stati molto caldi e seguiti da un agosto in buona parte nuvoloso e piovoso; settembre soleggiato con temperature nella norma.

Il Derthona di questo millesimo al naso risulta essere di minore intensità e complessità ma con una mineralità più decisa. In bocca rispecchia queste caratteristiche, con un corpo più contenuto ma sostenuto, comunque, da ottima freschezza e buona persistenza.

Annata 2009 – Annata caratterizzata da un inverno molto nevoso e rigido (320cm di neve complessivi). La primavera è stata nella norma con fioritura regolare e seguita da un’estate molto calda, con grande insolazione e assenza di precipitazioni.

Il naso del Derthona 2009 mostra note più evolute rispetto alle precedenti annate con una spiccata mineralità e evidenti sentori di ananas sciroppato. In bocca rivela un corpo un po’ più magro rispetto alle annate finora degustate ma è comunque sorretto da ottima freschezza e da una persistenza sicuramente soddisfacente.

Annata 2008 – Inverno con accumuli nevosi nella norma; la primavera è stata caratterizzata da una notevole piovosità che ha contribuito a un leggero ritardo della fioritura. La prima parte dell’estate ha goduto di giornate soleggiate ma è stata seguita da un mese di agosto molto piovoso. Le produzione per ettaro sono state più basse della media.

Questo millesimo regala note di pietra focaia molto marcate, unite alla frutta gialla e tropicale. In bocca colpiscono il corpo e , soprattutto, la grande freschezza; per via retronasale si percepiscono chiaramente anche piacevoli odori di frutta bianca.

Annata 2007 – L’inverno 2006 – 2007 è stato asciutto e mite con temperature ideali. La fase vegetativa della vite è stata anticipata a marzo. La primavera è stata calda e seguita da un’estate luminosa. L’escursione termica è stata di circa 18°C per l’intero periodo luglio – settembre.

L’annata presenta caratteristiche in linea con i millesimi precedenti arricchite, però, da piacevoli note di fiori bianchi quali sambuco e biancospino.

Annata 2006 – Annata complessivamente favorevole caratterizzata da due sole nevicate importanti. La primavera è stata piovosa e seguita da un’estate calda e secca. Le alte temperature hanno caratterizzato anche il mese di settembre interrotte, però, due episodi di precipitazioni assai importanti.

Il profilo olfattivo di questo Derthona rispecchia la tipicità del Timorasso con una mineralità assai marcata ma, nel contempo, di grande finezza. In bocca colpisce la freschezza ancora tagliente e la pienezza della struttura.

Le uve del vigneto Il Montino, impiantato nel 1995 su suoli argillosi chiari e scuri e allevato a controspalliera con potatura a guyot, costituiscono interamente la base produttiva dell’omonimo cru di quest’Azienda. La resa ettaro, leggermente inferiore alla precedente, si attesta intorno ai 50q. Le pratiche di cantina corrispondono, nelle caratteristiche salienti, a quelle in uso per la produzione del Derthona.

Annata 2010 – Il Montino 2010 si offre al naso con intense note di pietra focaia e frutta bianca, entrambi di ottima finezza e grande piacevolezza. In bocca colpisce per la compostezza e l’equilibrio che lo contraddistinguono: la freschezza, tagliente e netta, è bilanciata dalla ricchezza e rotondità di una vino che ci soddisfa anche per via della notevole la persistenza.

Annata 2009 – Intenso, fine e di buona complessità, questo millesimo regala gradevoli sentori di frutta tropicale che, unendosi alle tipiche e immancabili note minerali, danno vita a un bouquet assai fine e piacevole. In bocca il vino è retto dalla magnifica spalla acida che si affianca all’ottimo corpo e alla più che buona persistenza.

Annata 2008 – Le note minerali e la frutta tropicale sono affiancate, ne Il Montino 2008, da sentori di anice stellato, insoliti ma di grande finezza. In bocca spiccano un ottimo corpo, una bella freschezza e una lunga persistenza.

Annata 2007 – Caratterizzato dagli immancabili profumi di pietra focaia e frutta tropicale, questo millesimo si caratterizza per la notevole intensità e l’eccellente finezza. In bocca è intenso, di corpo, caldo e di notevole persistenza.

La Colombera – Azienda Agricola di Piercarlo Semino
Strada Comunale Vho, 7 – Tortona (Alessandria)
Telefono: 0131 867795
e-mail: info@lacolomberavini.it
www.lacolomberavini.it

P.S. Un ringraziamento speciale al Dott. Davide Ferrarese, per avermi fornito gli andamenti climatici delle annate degustate.

Bibliografia di riferimento

Raimondi S, Schneider A. & Ferrandino A, 2005. Barbassese, Barbera bianca e Timorasso vitigni bianchi minori – Autoctoni del Piemonte sud-orientale. L’Informatore Agrario, 7: 71-76.

Raimondi S, Torello Marinoni D & Schneider A., 2006. Caratterizzazione ampelografica e genetica di vitigni minori del Basso Piemonte oggetto di valorizzazione: nuove proposte per i viticoltori. Italus Hortus, 13: 154-157.

Robinson J, Harding J & Vouillamoz J. 2012. Wine grapes: A Complete Guide to 1,368 Vine Varieties, Including Their Origins and Flavours. Harper Collins Ed.

Torello Marinoni D, Raimondi S, Boccacci P. & Schneider A, 2006. Lambruschi del Piemonte: aspetti storici, caratterizzazione molecolare e relazioni genetiche con vitigni autoctoni piemontesi ed emiliani. Italus Hortus, 13: 158-161.

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